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«Il disagio e l’amarezza non è solo del dottor Gerardo Dominiannj, che pure dopo il provvedimento del Consiglio giudiziario di Catanzaro negando l’autorizzazione ad abitare fuori sede, trova ospitalità presso il Comando della benemerita Arma dei Carabinieri, ma, supponiamo, induce tanti a porsi dei quesiti sul problema». Lo afferma, in una nota, Demetrio Costantino, presidente del Comitato interprovinciale per il diritto alla sicurezza, facendo riferimento al caso del pm di Catanzaro ospitato in una caserma dei carabinieri dopo che gli è stata revocata l’autorizzazione a risiedere fuori sede. «E’ giusto preoccuparsi – aggiunge – della sicurezza del magistrato ed è condivisibile anche, in linea generale, larga parte del contenuto del provvedimento del Tar riguardante il buon funzionamento dell’Ufficio presso cui il richiedente svolge la sua funzione e quindi dispendio di tempo, impiego di scorta, usura della vettura, mobilità del personale. Ma nel caso specifico non ci troviamo dinanzi a una richiesta eccessiva da limitare, ma nella possibilità di potere meglio assolvere l’alta e nobile funzione consentendo migliori condizioni per esercitare lo svolgimento del proprio lavoro». «Domandiamo sommessamente – dice ancora Costantino – quali risparmi vi sarebbero se il tratto da coprire per trascorrere qualche ora dopo il lavoro in famiglia è Catanzaro-Roccella Jonica? Era sbagliata la decisione precedente di autorizzare il magistrato a risiedere fuori sede? E sulle scorte e l’usura della vettura il risparmio dell’impiego di personale dovrebbe o no essere valido per tanti magistrati il cui rischio non è certo maggiore di quello che corre il dottor Dominiannj giacchè ha subito continue e gravi minacce? O ci sono magistrati di seria A e magistrati di serie B? Il problema quindi è quello dell’urgenza di ribadire con forza al Ministro della Giustizia e alle forze politiche tutte la necessità di indirizzi e interventi adeguati per consentire alla magistratura calabrese di svolgere la sua attività senza l’assillo continuo della mancanza di risorse. Occorre fare fronte comune per risolvere i problemi e non per aggravarli».

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