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La Calabria è tra le regioni con la spesa sanitaria media pro capite più elevata registrata tra il 2007 e il 2009. Il dato emerge dal rapporto annuale 2010 sugli interventi nelle area sottoutilizzate presentato ieri a Palazzo Giustiniani dal ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto (in foto). Al primo posto – secondo il rapporto – c’è la Provincia Autonoma di Bolzano con 1.690 euro, seguita dall’Emilia Romagna e dalla Calabria, entrambe con 1.620 euro, dalla Provincia Autonoma di Trento con 1.600 euro e dalla Valle d’Aosta con 1.580 euro; la più bassa invece è per il Lazio con 777 euro, ma solo per via di una contabilità diversa.
In Calabria la spesa di 1.690 euro pro capite mette, ancora un volta, in evidenza l’assoluta necessità di portare a termine la riorganizzazione del sistema sanitario regionale perché, nonostante i costi tra i più alti d’Italia, non riesce a garantire ai cittadini un servizio di qualità, con il risultato che ogni anno circa 60 mila calabresi decidono di curarsi fuori dalla Regione, contribuendo così alla riduzione di risorse del fondo sanitario regionale. Il Piano di rientro ha proprio l’ambizione di invertire questa tendenza ma il percorso non è per nulla semplice. Non a caso il portavoce della Commissione errori sanitari e disavanzo regionale Leoluca Orlando, parlando due giorni fa a Rende, ha invitato la classe politica calabrese ad uscire dalla logica di dire «la colpa è del centrodestra, la colpa è del centrosinistra». Una logica che oramai «appartiene al passato». Secondo Orlando «dobbiamo pensare è come garantire ai calabresi lo stesso diritto alla salute delle altre regioni perchè i calabresi sono cittadini di serie A come tutti gli italiani». Orlando ha raccontato di aver di aver incontrato un medico calabrese che lavora al nord e gli ha detto: «io al nord lavoro esattamente come lavoravo in Calabria solo che in Calabria le condizioni oggettive non mi consentivano di esprimere la mia professionalità e invece al nord salvo la vita alla gente». Ad influenzare le scelte dei prossimi anni sarà anche il federalismo che avrà un impatto notevole sulla sanità. Da Roma i fondi non arriveranno più con il criterio della spesa storica ma in base ai costi standard, quindi la Calabria dovrà stare nella media delle altre Regioni. Con questo scenario, è evidente la necessità di una profonda riorganizzazione senza la quale si annunciano tempi bui.

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