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Il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, promotore, da quasi due mesi, della campagna umanitaria a favore di Kate Omoregbe, preannuncia una «clamorosa novità, una importante iniziativa che potrebbe radicalmente cambiare e riscrivere la vicenda processuale e lo stesso destino della ragazza nigeriana di 34 anni, che dopo essere, lunedì 5 settembre, uscita (con 90 giorni di anticipo per condotta esemplare) dal carcere di Castrovillari, dopo aver finito di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi per una accusa di detenzione di una piccola quantità di droga, che sarebbe stata trovata durante una perquisizione, nel 2008, in un appartamento che la ragazza divideva a Roma con altre quattro giovani connazionali nigeriane (reato che ha sempre con forza negato e giurato di non aver mai commesso), ha chiesto e ottenuto asilo politico, sotto forma di protezione umanitaria, per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese (da dove era stata costretta a fuggire 11 anni fa), di essere sfregiata con l’acido e condannata al patibolo, alla lapidazione e alla morte per il suo rifiuto (per questo è stata anche ripudiata dalla sua famiglia) di sposare una persona molto più grande di lei (un musulmano che l’ha anche violentata) e di non volersi convertire (lei che è cristiana) alla religione islamica».
Corbelli informa che «sarà chiesta e diventerà, a questo punto, assolutamente doverosa la revisione del processo per dimostrare l’assoluta innocenza della ragazza nigeriana. A questo proposito ieri pomeriggio Kate è stata ascoltata in Questura a Roma per alcune ore. Kate ha ribadito la sua innocenza e fornito diversi elementi che lo proverebbero in modo inconfutabile. Dopo la deposizione di ieri della ragazza – afferma Corbelli – si va doverosamente verso la revisione del processo. Ho sempre sostenuto sin dal primo incontro in carcere che Kate fosse innocente. La ragazza è vittima di un clamoroso errore giudiziario. Chiediamo per questo la immediata revisione del processo. Per dimostrare la sua innocenza e la sua buona fede. Kate non solo ha detto la verità raccontando la sua fuga dalla Nigeria, la sua odissea, la violenza subita, le minacce, la condanna a morte per la sua ribellione, ma può adesso dimostrare anche la sua innocenza per la vicenda processuale che l’ha vista ingiustamente condannata, può provare di non aver mai in vita sua fatto uso di droga, nè di alcol, nè di aver mai anche solo fumato una sigaretta. Mi ha detto che in quell’appartamento c’erano le prove della sua innocenza. La ragazza, piangendo, quella mattina, di fine febbraio 2008, lo ha subito detto agli agenti che la perquisivano e arrestavano. Perchè quelle carte non sono state acquisite e portate al processo?».

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