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Sette persone sono state sottoposte a fermo questa mattina, tutte affiliate alla cosca Mammoliti «fischiante», le quali secondo le indagini, erano riuscite ad ottenere la gestione diretta del 23% dell’opera di metanizzazione di San Luca (Rc), per un valore di 260 mila euro.
Il fermo è stato eseguito dai carabinieri del comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria su provvedimento della Dda reggina. Secondo quanto emerso dalle indagini, che hanno portato all’operazione di oggi, denominata «Metano a San Luca», l’incendio di un autocarro della ditta Metangas, impegnata nei lavori, era stato il preludio all’ingerenza della criminalità organizzata locale nella gestione dell’opera il cui appalto aveva un valore complessivo di 1.150.000 euro.
Secondo gli investigatori, le assunzioni di manodopera sul posto avvenivano tra soggetti ritenuti, a vario titolo, contigui alle cosche di San Luca. Inoltre era stato stipulato un elevato numero di contratti di «nolo a freddo», cioè solo il mezzo, che, dalle verifiche effettuate dai carabinieri, invece, erano veri e propri «noli a caldo», vale a dire mezzi e mano d’opera, al fine di nascondere l’illecito subappalto ad imprese prive di certificazione antimafia.
L’impresa appaltante svolgeva di fatto un controllo solo formale, dato che per gli investigatori non è mai intervenuta su anomalie relative alle fatturazioni dei subappalti. I reati di cui gli arrestati dovranno rispondere a vario titolo sono: associazione di tipo mafioso e intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza in appalti, estorsione e rapina aggravati dall’art. 7 L 203.1991, da eseguire in San Luca (Rc).

Le mani cosca Mammoliti sul Santuario di Polsi
Dalle indagini è emerso che il clan Mammoliti di San Luca, incideva anche nella gestione di lavori edili di rifacimento e restauro di parte dell’abitato del santuario di Polsi, svolti tramite ditte fittiziamente intestate a terzi. Il santuario mariano, luogo di culto tra i più radicati nella fede dei calabresi, era anche tradizionale ritrovo per i summit di mafia. Santuario «violato» secondo la dda di Reggio Calabria dal clan Mammoliti che si era inserito nei lavori di ristrutturazione. E l’operazione dei carabinieri arriva proprio nei giorni dei festeggiamenti di Polsi.
E’ stata, inoltre perquisita l’impresa Metangas con sede a Rende (Cosenza) e notificata informazione di garanzia nei confronti di Edmondo Rinaldo Venneri, titolare dell’impresa, in ordine al reato di cui all’art. 21 Legge 646/1982 (subappalto non autorizzato) ed eseguiti sequestri preventivi di alcuni camion e mezzi d’opera, per un valore totale di 800.000 euro circa.
Secondo le indagini inoltre, il responsabile di cantiere era stati “sostituito” con Francesco Mammoliti, di 62 anni, ritenuto il capo della cosca. Agli atti ci sono anche intercettazioni dalle quali emerge che il responsabile del cantiere si limitava a chiedere informazioni a Mammoliti per aggiornare e mantenere regolare la documentazione dell’impresa appaltatrice. Dalle indagini è emerso anche che Francesco Mammoliti, pur essendo ai domiciliari, era il reale proprietario e gestore dell’impresa intestata al nipote Stefano Mammoliti. Francesco Mammoliti, legata ai Nirta-Strangio di San Luca, tra l’altro, era stato contattato dal boss Giuseppe Pelle, detto “gambazza” per mediare le posizioni tra i Nirta-Strangio ed i Pelle-Vottari, protagonisti di una sanguinosa faida culminata nella strage di Duisburg.

Le persone fermate
Antonio Cosmo, di 64 anni; Francesco Cosmo (52); Giuseppe Cosmo (34); Giuseppe Cosmo (24); Domenico Mammoliti (49); Francesco Mammoliti (62). Una settima persona non è stata rintracciata. Nel corso dell’operazione sono anche stati sequestri alcuni camion e mezzi d’opera, per un valore di 800 mila euro. Un’informazione di garanzia è stata notificata, per subappalto non autorizzato, a Edmondo Rinaldo Venneri, titolare dell’impresa Metangas.

La conferenza stampa dell’operazione
«E’ la prima volta che viene colpita con l’ipotesi di reato di associazione mafiosa la cosca Mammoliti di San Luca, divenuta negli ultimi anni uno dei pilastri della ‘ndrangheta calabrese». Così il comandante del Gruppo carabinieri Locri, col. Valerio Giardina, illustrando i risultati dell’operazione che stamani ha portato al fermo di sette presunti affiliati al clan. All’incontro hanno partecipato il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ed il comandante provinciale dei carabinieri, col. Pasquale Angelosanto. Pignatone ha affermato che «il Comune di San Luca è dotato degli strumenti giuridici per continuare la prosecuzione dell’appalto e delle opere di metanizzazione». Angelosanto ha sottolineato il ruolo di primo piano assunto dal clan Mammoliti nei pur precari equilibri della ‘ndrangheta.

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