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«Occorre, adesso più che mai, fare chiarezza sulla vicenda dei rifiuti e delle scorie radioattive che sarebbero state stoccate illegalmente sulla Limina». E’ quanto afferma il Segretario-Questore del Consiglio regionale Giovanni Nucera dopo le rivelazioni del quotidiano ‘La Stampa’, in particolare del reportage di Niccolò Zancan il quale scrive di rifiuti radioattivi ‘scatolati’ nel cemento armato della galleria e dei pilastri della strada di grande comunicazione Jonio-Tirreno.
«Non si tratta – aggiunge – qui di diffondere allarmi che si potrebbero rivelare inutili, ma c’è la necessità, come hanno chiesto il Sindaco ed il vice sindaco di Mammola, di avviare delle verifiche che diano certezza sulla qualità ambientale del territorio comunale del centro ionico, della Limina, e dell’Aspromonte più in generale. Mi farò portavoce presso la Giunta regionale, il Presidente Giuseppe Scopelliti, l’assessore all’Ambiente Giuseppe Pugliano, perchè la Regione, attraverso la propria Agenzia per l’ambiente, l’Arpacal dia avvio al più presto a tutte le necessarie indagini ambientali per avere conferma o per smentire le denunce riportate dai giornali. Abbiamo massimo rispetto del lavoro di tutti, della Magistratura, in primis, ma anche dei cosiddetti giornalisti d’inchiesta. Tuttavia lo stillicidio continuo di dichiarazioni, ammissioni che riportano periodicamente affondamenti di navi cariche di rifiuti tossici, nel mare calabrese, sotterramento e inscatolamento di rifiuti radioattivi su terreni di montagna e nel cemento armato di viadotti e galleria, contribuisce notevolmente a condizionare l’immagine ambientale di una Calabria che sul turismo ha fondato da tempo la sua principale missione di sviluppo».
«Occorre – prosegue Nucera – a questo punto, di fronte all’ennesima preoccupante denuncia scaturita dalle rivelazioni di un pentito della ‘ndrangheta, andare fino in fondo. Penso che l’intervento della Agenzia nazionale dell’Ambiente e del Ministero dell’Ambiente, per la Tutela del Territorio e del Mare Stefania Prestigiacomo sia, a questo punto, più che mai indispensabile. Una accurata ricognizione del territorio condotta con gli strumenti più adeguati, diraderebbe ogni dubbio sulla reale portata di queste dichiarazioni. La Calabria non può vivere sotto questa periodica spada di Damocle che si ripropone con perfetta periodicità influenzando negativamente qualsiasi proposito o politica di sviluppo di questa terra basata sulla qualità dell’ambiente e sue ineguagliabili bellezze paesaggistiche e storiche».
Zancan ha scritto inoltre di aver effettuato all’imbocco della galleria Limina in direzione Tirreno, con un piccolo contatore geiger, alcune rilevazioni registrando una radioattività di 0,41 millisievert ora. Il livello normale del fondo ambientale in Calabria oscilla invece fra 0,10 e 0,20. Sul versante opposto, quello di Mammola, le alterazioni sono meno evidenti: 0,31. Altre gallerie della zona non fanno riscontrare lo stesso sbalzo.
Zancan precisa anche che “0,41 non è indice di pericolosità. “Ma è anche vero che un metro di cemento basta per schermare in massima parte le radiazioni. Resta il dubbio se possa essere un piccolo indizio”. Nella galleria Limina, sarebbero stati tumulati rifiuti radioattivi, impastati nel cemento e la galleria è stata, insieme ai viadotti che scendono nei due versanti lungo fiumi Torbido e Sciarapotamo, uno dei tratti più difficili dell’opera che è stata realizzata da un consorzio di imprese denominato Salcos.
A Mammola piccolo paese della Locride c’è preoccupazione per le ripercussioni di tale vicenda sulla salubrità delle sue acque, con il suo carico di smog e i timori di deposito tombale di fusti pieni di rifiuti radioattivi. L’amministrazione comunale, guidato dal primo cittadino Antonio Longo, non pare essere insensibile all’allarme lanciato a mezzo stampa dal pentito reggino Nino Lo Giudice. Presto partirà una campagna di verifica.
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