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POTENZA – «Gli elementi in mano agli investigatori della Procura della Repubblica di Salerno ci sono tutti. Aspettiamo di conoscere i nomi che sono stati iscritti nel registro degli indagati. Le questioni ancora aperte sono due: le falle nelle indagini condotte nel 1993, e la scoperta del corpo di mia sorella».
Non molla Gildo Claps (in foto). Sono passati diciotto anni dalla “scomparsa” di Elisa, un’anno e mezzo dalla scoperta del suo corpo nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità, due mesi dalla condanna all’ergastolo in Inghilterra per Danilo Restivo, giudicato «colpevole» dell’omicidio di Heather Burnett, la sartina di Bournemouth trucidata il 12 novembre del 2002. Manca ancora una sentenza per quello che è accaduto la mattina del 12 settembre del 1993. Poi c’è un’indagine in corso per capire se ci siano state coperture. Su quest’aspetto della vicenda Gildo ha le idee molto chiare.
Questa mattina il diciottesimo anniversario dal giorno in cui la giovane studentessa potentina è uscita di casa per non farvi più ritorno verrà celebrato in forma privata dai suoi familiari. È la prima volta senza l’abbraccio della gente. La prima con un feretro in un loculo del cimitero dove raccogliersi e deporre un fiore.
L’anno scorso erano state centinaia le persone accorse davanti alla Trinità. La richiesta di verità e giustizia si era levata alta colpendo autorità civili e religiose accusate di non aver fatto abbastanza per inchiodare i responsabili della cappa che ha coperto l’accaduto per tutto questo tempo.
In attesa dell’udienza fissata per il prossimo 8 novembre (i legali di Restivo hanno chiesto il rito abbreviato quindi il processo si svolgerà a porte chiuse) restano le opinioni sul ruolo di poliziotti e magistrati che hanno seguito il caso nelle prime ore, e sugli uomini di chiesa che hanno custodito, consapevoli o no, quella che è stata la tomba della ragazza.
La Santissima Trinità è ancora chiusa ai suoi fedeli, che dal mese di marzo del 2010 pregano nel tempio di San Francesco. Così all’interno del laicato della diocesi di Potenza si levano sempre più insistenti le voci di persone determinate a restituire alla comunità un luogo sacro e un centro culturale tra i più attivi del capoluogo. Continua anche il silenzio del vescovo Agostino Superbo chiamato in causa in prima persona sulle modalità della scoperta del corpo di Elisa.
Il sospetto è sempre che i lavori per rimediare a una perdita d’acqua dal sottotetto nella navata centrale della chiesa siano stati «una messinscena». Qualcuno avrebbe visto il corpo tempo prima che quella squadra di operai salisse lassù e chiamasse la polizia. Ma quanto tempo prima è difficile da stabilire.
Solo il lavoro degli investigatori potrebbe dare le risposte che tutti ancora attendono di sapere.
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