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E’ stato un omicidio scaturito dalla gelosia quello compiuto da Emilio Tolmino, 55 anni, dipendente delle Ferrovie della Calabria, separato e padre di due figli, giovedì mattina a Luzzi. Tolmino ha ucciso a colpi di pistola l’ex convivente Adriana Festa, 30 anni, separata anch’essa e con un figlio avuto da una precedente relazione in Argentina. A sostenerlo è il pm Paola Izzo, della Procura di Cosenza, la quale non crede al racconto dell’assassino, ora in carcere a Cosenza con l’accusa di omicidio premeditato aggravato dai futili motivi. Quest’ultimo nel corso dell’interrogatorio, svoltosi presso la Compagnia dei Carabinieri di Rende, aveva infatti detto che la molla scatenante è stato un litigio successivo alla ricerca di una catenina d’oro, che la vittima, dopo un accordo via sms, era andata a riprendersi giovedì stesso nell’appartamento di via San Francesco di Paola numero 94, a Luzzi, dove i due avevano convissuto e dove si è consumato il delitto. «La ragione latente ed effettiva – ha scritto il pm Izzo nel fermo – che si intravede dalle carte procedimentali sembra doversi ravvisare nella gelosia dell’indagato nei confronti della donna, nella sua volontà di riallacciare con lei la relazione sentimentale, nel suo desiderio di riprendere la convivenza di fatto nella loro casa, nella intenzione evidente di impedirle di avere accanto una persona diversa da lui».
In effetti nel corso dell’interrogatorio è emerso che Adriana Festa aveva intrapreso una nuova relazione con un uomo di Milano, dove tra l’altro risiede la sorella. Questo uomo, di nome Alberto, ha ammesso la circostanza ed è stato ascoltato dal pm: «le paure – si legge sempre nell’atto di fermo – manifestate dalla vittima nei colloqui avuti con lui, poco prima della morte. L’uomo, infatti, nel raccogliere le confidenze di Adriana, riferisce come quest’ultima sostenesse che Tolmino, colto dalla gelosia per la nuova relazione, avesse minacciato di ucciderla, ossia che “l’avrebbe sciolta nell’acido”».
A detta del pm «le dichiarazioni rese da questo potenziale teste appaiono profondamente allarmanti, in quanto danno contezza di uno scenario relazionale tra vittima e carnefice gravemente inquinato da incomprensioni che valicavano, largamente, il confine naturale del litigio intrafamiliare». E, sempre per il pm Izzo, «non meno rilevante il verbale di sit del padre della donna, il quale definisce il rapporto con il reo “per niente sereno”».
Tolmino, a questo punto difeso dall’avvocato Fabio Bonofiglio, del foro di Cosenza, oggi sarà interrogato nel carcere Cosmai dal gip Lucia Angela Marletta per l’udienza di convalida. «Ho sbagliato, mi pento di quello che ho fatto», ha detto in lacrime al suo avvocato. Pare che dopo l’omicidio il dipendente delle Ferrovie della Calabria, conosciuto come una persona tranquilla, ex amante della caccia, abbia cercato di togliersi la vita con la stessa pistola, una calibro 7.65, con la quale ha ucciso la povera Adriana. Alla fine gli è mancato il coraggio. Secondo il pm ha agito in maniera lucida, premeditando l’omicidio: è infatti emerso che ha oleato la pistola pochi giorni prima dell’omicidio, caricandola.
Oggi l’ultimo saluto ad Adriana
Si terrà a mezzogiornoo nella Chiesa dell’Immacolata, il funerale della giovane uccisa dall’autista delle Ferrovie a Luzzi, un paese ancora sotto shock. Un dramma inaspettato e che nessuno, conoscendo la coppia, avrebbe mai immaginato potesse accadere, che segna profondamente e soprattutto – come ha commentato il sindaco Tedesco non appena appresa la notizia all’ospedale di Lamezia dove è chirurgo – il futuro del figlioletto di Adriana (avuto dal matrimonio con un argentino subito andato a rotoli) che frequenta la quarta classe della scuola primaria di Via Chiusa ed al quale l’omicida, tra l’altro, era particolarmente legato. Il bimbo, che per fortuna al momento della tragedia era a casa del nonno, nell’immediatezza era stato affidato dai servizi sociali alle suore del locale Istituto S. Antonio con le quali però non è voluto rimanere preferendo tornare dall’anziano nonno.
«Un ragazzino con una forza d’animo disarmante e la lucidità di un adulto – racconta il sindaco Tedesco – ma soprattutto informato e cosciente di quanto accaduto alla sua mamma. L’ho incontrato ieri sera davanti al municipio, nei cui pressi c’è l’abitazione del nonno – prosegue il primo cittadino – in compagnia del comandante della Polizia Municipale, Antonella Altomare, ed insieme abbiamo cercato di rassicurarlo riguardo al suo futuro e convincerlo a rientrare in casa. Il bambino, infatti, continuava a ripetere che adesso che è rimasto solo vuole andare a vivere dalla zia». Adriana Festa, infatti, ha una sorella che vive e lavora a Milano e un fratello che è rimasto in Argentina.
Ieri pomeriggio all’obitorio dell’Annunziata è stato seguito l’esame autoptico sul corpo della donna. Adriana è stata colpita al cuore da un proiettile esploso dalla calibro 7.65 dell’omicida. Le risposte ufficiali ai quesiti del magistrato saranno depositate comunque entro sessanta giorni.
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