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POTENZA – Sul sito del San Carlo nella sezione dedicata ai bandi di gara e gli avvisi ai fornitori non ce n’è traccia. Anche il motore di ricerca del Bollettino ufficiale della Regione risponde picche, ma non è il seme giusto. La ditta si chiama Kuadra srl, anche se fino all’anno scorso partecipava alle gare come Esperia spa. Il maxi appalto da 28 milioni di euro per i servizi secondari (pulizie, facchinaggio, consegna pasti)per i prossimi cinque anni spetta a loro. O almeno, così ha deciso l’ex direttore generale dell’ospedale San Carlo di Potenza, Giovanni De Costanzo, una settimana prima della nomina del suo successore Andrea Des Dorides, assieme al direttore amministrativo Antonio Pedota, Raffaele Giordano per l’ufficio economato e il direttore sanitario Agostino Pennacchia. Perchè senza fare una nuova gara con le buste, le offerte e il resto? Perchè «non pare sussistere un’alternativa», a meno di non mettere mano al portafogli e fare i conti con le responsabilità per l’accaduto. Di quanto si parla? Attorno a tre milioni di euro per risarcire chi meritava quel lavoro cinque anni fa e invece è rimasto a casa perchè qualcuno non ha fatto bene il suo mestiere. Finita qui? Purtroppo no. Perchè non c’è soltanto Kuadra che chiede indietro quello che le spettava di diritto, ma anche un’altra società di Roma, la cooperativa Diemme. Il 5 agosto scorso Diemme ha presentato un ricorso, l’ennesimo, davanti al Tar Basilicata e tre giorni dopo il presidente Michele Perrelli ha bloccato tutto. «Ai fini di tutela della stessa Azienda Ospedaliera (altrimenti esposta a non improbabili azioni risarcitorie) – stabilisce l’ordinanza che è tutt’ora in vigore – deve inibirsi ogni nuova determinazione, ivi compresa la stipula di contratti, diversa dalla prosecuzione delle attività di gestione dei servizi interessati da parte degli stessi soggetti che alla proposizione del ricorso erano agli stessi preposti». Detto più chiaro: fermi tutti. La situazione è grave e c’è il rischio di peggiorare le cose.
Lo scontro in aula è fissato per domani mattina. Il legale di Diemme scarl, l’avvocato Fiorenzo Calcagnile, chiederà che sia annullata la delibera in questione e indetta una nuova gara per decidere a chi spetti gestire i servizi secondari al San Carlo. Si opporranno i legali di Esperia – Kuadra e quelli del San Carlo, perchè davanti a una nuova gara si riaprirebbe la questione risarcimenti che andrebbe a incidere pesantemente sul bilancio dell’azienda. Dato che si tratta pur sempre di un ente pubblico chi paga alla fine sarebbero i cittadini e questa non è mai una buona notizia. Ma il San Carlo ha poca scelta. Una volta accertato che la vecchia gara è stata fatti coi piedi, serve una toppa per tappare il buco, e poi sperare con le dita incrociate che tutto vada per il verso giusto.
Di fatto proprio la delibera del 28 giugno scorso spiega il motivo di una scelta di questo tipo. Il 28 febbraio il Consiglio di Stato ha accolto l’appello di Esperia – Kuadra che chiedeva di annullare gli atti che a ottobre del 2008 hanno permesso alle società del gruppo “La cascina” di subentrare proprio a Esperia nella gestione del maxi-appalto dei servizi secondari (si veda anche il Quotidiano del 9 luglio). Come sia successo non si sa, ma anche la procura della Repubblica di Potenza sta cercando di farsi un’idea. Sul registro degli indagati sono finiti: i fratelli Angelo e Pietro Chiorazzo (il primo ex vicepresidente della holding “La cascina”, il secondo presidente di una società controllata), un dipendente del loro gruppo, il direttore dell’ufficio economato del San Carlo con la commissione di gara, e niente di meno che il presidente del consiglio regionale Vincenzo Folino, all’epoca assessore alle attività produttive (un mese dopo si sarebbe dimesso), e il presidente della giunta Vito De Filippo con uno dei suoi più stretti collaboratori (vedi box a fianco).
Il punto è che quando “La cascina” è arrivata a Potenza, nel 2006, non aveva i requisiti previsti dal bando. La commissione del San Carlo se n’era accorta e l’aveva esclusa. Ma la Cascina aveva fatto ricorso, e l’aveva vinto, dopodichè è rientrata col vantaggio che nel frattempo erano già state aperte le buste con le offerte tecniche degli altri due. Passano due anni e il Consiglio di Stato annulla l’aggiudicazione. Che fa il San Carlo? Affida di nuovo l’appalto alla Cascina. Passano altri tre anni: esce la notizia dell’indagine della procura di Potenza, Chiorazzo finisce indagato anche a Napoli nell’inchiesta sulla P4, e arriva l’ultimo colpo di scena. Il Consiglio di Stato chiarisce che sui requisiti il Tar di Basilicata aveva preso fischi per fiaschi. La cascina andava esclusa dalla gara dall’inizio. Diemme, che è arrivata seconda, non ha presentato le fideiussioni necessarie e la gara spettava ad Esperia – Kuadra. Inoltre per giudici di Palazzo Spada il servizio è «completamente realizzato». Quindi non c’è spazio per sanzioni alternative tipo un risarcimento in forma specifica, ovvero per decidere che Kuadra subentri a posteriori nello stesso appalto anche perchè le leggi che lo prevedono sono successive all’epoca dei fatti. Al San Carlo la pensano in maniera diversa, ma forse non ci vuole molto a capire perchè.

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