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di SARA LORUSSO
POTENZA – Per cominciare hanno chiesto, ottenuto e portato via parecchia documentazione. Perché gli ispettori del lavoro hanno deciso di vederci chiaro nel sistema in vigore al Cotrab, il consorzio di aziende che ha in gestione (in regime di proroga, in vista della nuova gara d’appalto) il servizio del trasporto pubblico nella città di Potenza. Dopo le numerose denunce del Quotidiano della Basilicata – l’ultima ai primi di agosto – le istituzioni competenti pare abbiano deciso di vagliare a fondo un sistema di lavoro dell’azienda, che si regge soprattutto sul precariato. Troppi, decisamente troppi gli interinali: poco meno di 120 (le unità variano leggermente in base al periodo) rispetto ai dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato, tra amministrativi e autisti di bus, che non arrivano neanche a quota cento. Sono lavoratori atipici che, di settimana in settimana, vengono ri-chiamati o mandati a casa. Si chiama lavoro per somministrazione e dovrebbe – questo nelle intenzioni di principio del legislatore – sopperire a necessità improvvise, per periodi brevi, contingenze quali malattie o maggiori richieste di prestazioni. Peccato che negli anni – prassi consolidata tanto nel privato, che nelle pubbliche amministrazioni – si sia finito con l’abusarne.
E capita che in un’azienda come il Cotrab – privata, ma che gestisce un servizio pubblico, pagato dal pubblico – la massa degli interinali finisca per superare di gran lunga il personale con contratti stabili e dalle maggiori garanzie. «Viviamo con l’angoscia del venerdì», ci avevano raccontato alcuni di questi lavoratori provando a descrivere l’attesa di una chiamata nel fine settimana, per sapere se di lì a poche ore si potrà ancora contare su una busta paga. Di recente, hanno assistito a nuovi “turn over”. «E come fai a programmare una vacanza? Figuriamoci una famiglia». Con la paura costante – che diventa abitudine – a non dire troppo, a non chiedere troppo. Lo chiamano precariato.
Al Cotrab il ricorso agli interinali va avanti fin dalla presa in carico del servizio (già l’azienda che l’aveva preceduta, la Sti, aveva cominciato a far ricorso alle agenzie interinali). La richiesta è aumentata con l’apertura, negli ultimi anni, delle scale mobili di via Armellini e di quelle di Santa Lucia, note ai più come ponte attrezzato. Una decina gli interinali che si alternano agli ascensori e nelle scale di via Marconi, altrettanti in quelle di via Mazzini, poco più di venti gli atipici chiamati a vigilare, controllare e far funzionare il ponte attrezzato. A questo personale, si aggiungono gli autisti di bus.
Gli interinali dovrebbero rispondere a esigenze di lavoro di carattere temporaneo, almeno secondo quanto prescritto dalla legge. Tra loro, ci avevano confessato, c’è, invece, chi di anni di lavoro (sempre con scadenza settimanale, Natale e Ferragosto compresi) ne ha accumulati anche otto. In un’azienda privata, ma per un servizio pubblico, pagato dalle casse collettive.
E in attesa della nuova gara, il Cotrab ha continuato a ricevere dal Comune un rimborso per il servizio espletato praticamente a piè di lista. In quella cifra annualmente messa a bilancio (circa 11 milioni di euro all’anno) pesa anche la quota che l’azienda deve versare all’agenzia interinale a cui si rivolge: la commissione, secondo i listini diffusi nel Paese, si aggira tra il 20 e il 30 del costo del lavoro. Un di più che pesa sulle casse pubbliche ormai da anni, e non certo per singoli casi di emergenza. Un di più che si sconta anche oggi, in tempi di ristrettezza del bilancio comunale, mentre proprio il servizio di trasporto pubblico è uno di quelli a rischio chiusura. Magari, con assunzioni meno “precarie”, qualcosa si sarebbe risparmiato.
Sara Lorusso
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