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di GIOVANNI ROSA VENOSA – Scene da arancia meccanica in un ufficio di poste private in via Roma.
Antonio Di Stefano, dopo una presumibile colluttazione con ignoti, è stato legato mani e piedi su una sedia e, sembra (anche se questo particolare non trova conferma) abbiano cercato addirittura di avvelenarlo.
Di Stefano lavora presso le “Poste e comunicazioni lucane”, un’azienda che si occupa di spedizioni. Intorno alle 15 di lunedì scorso, alcuni ignoti si sono introdotti nel suo ufficio. Via Roma, complice anche il caldo, a quell’ora era pressocchè deserta. Da quanto si è potuto apprendere sembra che sia nata una piccola colluttazione tra i presenti. Di Stefano sarebbe stato successivamente immobilizzato. Una volta legato con delle fascette di plastica, i malviventi non avrebbero portato via niente dall’ufficio, ma forse per depistare lo avrebbero messo a soqquadro, dileguandosi poi nel nulla.
A questo punto Di Stefano ha cominciato a chiedere aiuto. Una ragazzina che si trovava nei pressi dell’ufficio ha sentito i gemiti di dolore provenienti dalla stanza e ha chiamato la vigilanza.
L’uomo è stato trovato in apparente stato di shock con le mani e i piedi legati a una sedia “incaprettato”, una posizione che richiama molto il metodo mafioso. Inoltre ci sarebbe stato un tentativo di strangolamento – non riuscito – con una terza fascetta. Anche per questo l’uomo ha potuto chiamare aiuto in modo da essere soccorso. Sul posto sono arrivati i sanitari del 118 e i militari dell’Arma di Venosa guidati dal capitano Varriale.
Di Stefano, dopo le prime cure, è stato prima trasportato al nosocomio di Venosa.
Da qui è stato successivamente portato con l’elicottero al San Carlo di Potenza, dove è ricoverato tutt’ora. Top secret le sue condizioni anche se, a quanto si apprende, non destano particolari preoccupazioni.
Rimane il mistero su un presunto avvelenamento dello stesso. Dalle informazioni in nostro possesso si potrebbe escludere tale ipotesi anche se in paese le voci si rincorrono. Riserbo sulle indagini.
I carabinieri della compagnia di Venosa si sono messi subito sulle tracce dei malviventi e al momento non si esclude nessuna ipotesi.
La testimonianza dell’uomo potrebbe sciogliere i diversi dubbi che aleggiano su questa strana vicenda.
La cosa certa è che si è trattata una vera e propria aggressione e non di una rapina come si potrebbe pensare.
I malviventi sono entrati nell’ufficio per dare una lezione all’uomo, che nonostante sia di robusta costituzione, si è dovuto arrendere ai colpi inferti dagli aggressori.
Antonio Di Stefano, ex operaio della Fiat, è una persona in vista a Venosa nell’ambito ecclesiale .
Da diverso tempo, infatti, ricopre la carica di responsabile locale delle Acli e collabora attivamente nella parrocchia della cattedrale.
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