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di PARIDE LEPORACE
L’insolita mia 290771intervista ad Andrea Di Consoli non si puo’ certo definire una tempesta in un bicchier d’acqua. A beneficio di chi non frequenta la Rete, informo che le reazioni vanno oltre i robusti interventi del senatore Digilio e del movimentista di destra Galella che abbiamo pubblicato sul nostro Quotidiano. L’intervista, molto letta anche sul nostro sito( 290771 ed ancora consultabile ), ha avuto una forte accumulazione grazie alle centinaia di pubblicazioni sui social network che hanno diffuso commenti e note molte partecipate con toni e accenti molto diversificati tra pro e contro. Essendo il bouquet degli argomenti molto nutrito sono diverse le linee d’intervento che si sono sviluppate. Mi sembra giusto spiegare come sia nata l’iniziativa. Per il nostro giornale Andrea Di Consoli e’ intellettuale di valore che con spirito molto personale e grande cultura ci fornisce materiali e riflessioni spesso non banali e omologate. Non tutte le condividiamo ma questo fa parte del nostro costume laico e poco ideologico. Da mesi, Di Consoli ha scelto di chiudersi in un silenzio pessimistico sulla sua terra. Un tipico atteggiamento dell’intellettuale solitario. Un silenzio per noi scomodo. In un rapporto tutto interno alla vita del giornale, un po’ come gioco estivo , ho concepito questo dialogo cercando di utilizzarlo per avere degli atout di alto livello per aprire dibattito, cercare di comprendere alcune difficili questioni e anche avere elementi utili su dove rivolgere lo sguardo del giornale. Altrimenti il silenzio di Di Consoli puo’ ricevere il piu’ sonoro “echisenefrega” come recitava una rubrica del settimanale di resistenza umana di Michele Serra. Il dialogo tra il direttore e il suo cronista disertore ha affrontato con buone parole e profonde riflessioni il carattere dei lucani, l’attualità politica, le relazioni corte, le vicende giudiziarie locali, alcuni temi nodali del rapporto con la morte, i giovani e i vecchi, lo status quo lucano, il vecchio tema del che fare e come farlo. Mi limito qui ad aggiungere alcune mie personali riflessioni su alcuni temi e ad annunciare una mappatura giornalistica nata dalle riflessioni diconsoliane. Andrea e’ un intellettuale. Intellettuale conservatore e forse anche un po’ vate. Legato molto alle sue radici che vive spesso con conflittualità’ rumorosa. Ha lui gli strumenti di leggere molto, classici e contemporanei, e anche di lavorare nell’industria culturale che conta. Egli quindi e’ uno che sa, pur non avendo verita’ rivelate. Io so molto bene che si diffida oggi molto dagli intellettuali. Non dico nulla di stravolgente ma bastava leggere domenica un autentico intellettuale come Arbasino cimentarsi sul Corriere su “Quell’infausto bla bla degli intellettuali” per comprendere il rifiuto a farsi parlare dalla categoria. Ma io non ci sto e dico che abbiamo ancor bisogno dell’intellettuale. Perche’ egli e’ lo scemo del villaggio. E dietro uno scemo c’e sempre un villaggio. In questo caso Di Consoli ha acceso passioni retoriche e politiche al suo piccolo villaggio globale lucano. E per questo, in direzione ostinata e contraria, molto gramscianamente, insisto in questo scavo con chi ogni giorno deve scrivere e leggere un giornale lucano. Alcune questioni sollevate nel dialogo investono grandi temi nazionali. Per brevita’ non tratto la crisi generale che attraversa i soggetti politici e le forze di sistema che ancora non hanno compreso se hanno davanti un nuovo’92 e che soluzioni possono trovare al pantano in cui affoghiamo. Mi soffermo invece sul tema a me caro dei giovani, considerato che da tempo stiamo costruendo vie generazionali che possano portare allo scoperto invisibili settori di societa’ civile lucana. Io dissento dal nichilismo di Andrea che ha escogitato una bella provocazione sulla rivoluzione dei vecchi. Ma devo aggiungere che Di Consoli non dice sciocchezze se leggo l’ultimo rapporto CENSIS del professor De Rita. I giovani risultano esclusi da ogni prospettiva di futuro, ma anche incapaci di scosse perche’ troppo fragili e circondati da una societa’ rattrappita. Se questo e’ lo stato della gioventu’ italiana, figurersi quello generale lucano. Ma per fortuna le splendide eccezioni meridiane della Basilicata ci lasciano sperare che ci sia chi vuole spendersi contro crisi e immobilismo. E qui andiamo a tracciare solchi del nostro lavoro. Ci sono risposte che dobbiamo cercare. E per questo sentiremo coloro che in Basilicata si dichiarino opposizione e vogliono essere indignati omologhi di spagnoli e inglesi. Tenteremo di farci spiegare perche’ siano cosi’ isolati in Basilicata e a capo di movimenti che ricordano le tigri di carta. Ci sembra un lavoro utile. Ovviamente il giornale come sempre, e’ aperto ad ogni contributo di qualsiasi colore e orientamento. Biasimiamo solo i cretini e i disonesti. Come la gentile signorina che su Fb ha sintetizzato il suo commento al fatto che l’intervista a Di Consoli fosse scritta in modo sgrammaticato.
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