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E’ scattata in Italia la mobilitazione per salvare Kate Omoregbe, la giovane nigeriana di 34 anni detenuta nel carcere di Castrovillari (Cs) dove sta finendo di scontare una condanna a quattro anni e quattro mesi, uscirà nella prima decade di settembre.
La donna ha chiesto asilo politico per poter restare in Italia (dove si trova da dieci anni, con regolare permesso di soggiorno) e non essere espulsa per evitare, nel suo Paese la lapidazione conseguente al suo rifiuto di sposare una persona molto più grande di lei che non ama e di non volersi convertire alla religione musulmana». A promuovere la campagna umanitaria che va avanti ininterrottamente oramai da un mese è il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, che dopo aver ricevuto una lettera della ragazza con una accorata richiesta di aiuto, giovedì scorso si è recato nella casa circondariale della città del Pollino per incontrare la ragazza che aveva chiesto questo incontro.
Kate ha raccontato al leader di Diritti Civili la sua odissea, la sua paura di essere uccisa, la sua fuga dalla Nigeria, durata mesi, per sfuggire alla lapidazione. L’arrivo in Italia. L’arresto, per uso di droga. Ha pianto e gridato la sua innocenza.
Dopo l’interrogazione parlamentare bipartisan, ai ministri dell’Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Francesco Nitto Palma, di tredici senatori, l’intervento del presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, del sindaco di Castrovillari, Franco Blaiotta, che, raccogliendo l’appello di Diritti Civili, hanno tutti chiesto un atto umanitario per evitare l’espulsione di Kate dall’Italia e salvarle in questo modo la vita, oggi sono intervenuti a favore della giovane nigeriana la Comunità di Sant’Egidio, il deputato del Pdl Souad Sbai, la Cisl e l’Islam Moderato.
La comunità di Sant’Egidio, con il suo portavoce Mario Marazziti, – riferisce corbelli – ha chiesto l’intervento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Da parte di tutti una richiesta unanime: evitare l’espulsione e salvare la vita di Kate. Corbelli, che si dice fiducioso «vinceremo anche questa battaglia, salveremo Kate ed eviteremo che venga lapidata», ringrazia «quanti stanno sostenendo questa campagna umanitaria di Diritti Civili per salvare Kate», lamenta e denuncia «l’ingiustificato silenzio della stampa nazionale».
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