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E’ stato un duplice tentato omicidio organizzato in famiglia, l’agguato dell’11 agosto dello scorso anno compiuto sul lungomare di Rossano, nel Cosentino, quando due persone armate di pistola hanno ferito gravemente Antonio Manzi, 50 anni (nel riquadro), detto «Tom Tom», considerato un elemento di spicco della criminalità locale, e suo figlio Francesco, 21, incensurato.
Ieri mattina nella caserma dei carabinieri rossanese s’è costituito Giovanni Scorza, 26 anni, residente nella cittadina ionica, già noto alle forze dell’ordine. Gli investigatori ritengono sia stato egli a sparare quella notte assieme al padre, Francesco Scorza, 64 anni, arrestato il 23 luglio a Imola dopo essere stato fermato lungo l’autostrada A14 alla guida d’una Mercedes con a fianco la moglie e dietro il figlio quindicenne.
In un doppiofondo della vettura, inoltre, i militari hanno trovato una valigetta contenente 180 mila euro in contanti. A Giovanni Scorza è stato subito notificata l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip cittadino Letizia Benigno su richiesta del pm Simona Rizzo. Il giovane dovrà rispondere di concorso in tentato omicidio aggravato, concorso in detenzione e porto illegale di arma comune da sparo clandestina, concorso in ricettazione di arma comune da sparo clandestina. I due Manzi furono raggiunti da numerosi colpi di arma da fuoco attorno alla mezzanotte dell’11 luglio dinanzi alla loro abitazione sul lungomare di Rossano rimanendo in pericolo di vita per giorni.
Nei giorni successivi all’agguato dell’11 luglio, nella zona dell’azione i carabinieri hanno ritrovato una pistola calibro 9 con matricola abrasa, di fabbricazione belga, usata per il duplice ferimento assieme a una calibro 22 ancora sconosciuta. Durante la conferenza stampa che ha chiarito i dettagli dell’arresto di Francesco Scorza in Emilia Romagna, il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri, ha inquadrato l’agguato contro i Manzi come uno scontro nella criminalità organizzata di Rossano. Ed ha aggiunto che Scorza è stato identificato come uno dei possibili killer grazie anche a tracce biologiche riscontrate sul luogo del ferimento dei Manzi.

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