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di RENATO MEDURI*
C’era una volta in politica. Non è un nuovo film di Sergio Leone ma un ricordo struggente di ciò che, un tempo, fu la politica. Intanto la gente si sceglieva i propri rappresentanti e li deputava a rappresentarla nel Parlamento dell’Italia repubblicana. Da qui il titolo di Deputati. Ora i parlamentari non sono più deputati dal popolo a rappresentarlo ma da una oligarchia che li deputa a schiacciare un bottone, bianco, rosso o verde a seconda degli ordini che vengono impartiti ed in modo assolutamente pedissequo eseguiti. Tra i deputati della oligarchia a “rappresentare” il popolo ci sono molti rappresentanti delle stesse famiglie degli oligarchi, specie le mogli, i portaborse di alcuni (qualcuno addirittura proprietario di barche importanti e mi domando se siano veri proprietari o prestanome) capi e sottocapi di partiti di destra e di sinistra, ma anche e soprattutto di centro, affaristi, gente disposta a vendere e comprare di tutto. Ma c’è soprattutto gente disposta ad accettare regalie di grosso taglio ed a fingere, talora, di dolersene. Dolersene, ma accettare; con grande rammarico, ma accettare! Si pensava fosse solo il caso di Scajola; ma di recente abbiamo appreso che anche un altro importante ministro (lo era anche Scajola quando tra capo e collo si vide arrivare la “sberla”, ahilui, di un regalo inaspettato e senza nome d’autore di ben novecentomila euri per l’acquisto di una magione con “vista Colosseo”) ha accettato di abitare, non sappiamo ancora bene, non lo abbiamo ben capito, se da ospite o da coinquilino, in un appartamento in via Campo di Marte che un imprenditore pagava perché fosse in uso a tale “onorevole deputato” dalla oligarchia di cognome Milanese. Milanese, ma che strano, dispensava cariche ed incarichi, a decine, ma che dico, a centinaia in tutti i Cda di tutti gli enti sotto il controllo del Ministero retto dal “Ministrone” ospite – a suo dire a pagamento senza fatture – del famigerato appartamento da diecimila euro al mese. Ed il milanese dal reddito zero sino a qualche anno prima, riceveva in regalo barche, costose, Ferrari e Bentley e quanto di meglio si possa desiderare di avere. Ma la sinistra italiana, che ha sempre rivendicato una sorta di superiorità morale, insita nel suo stesso Dna ha poco da sorridere perché se in altri campi e sotto altre latitudini politiche i casi di corruzione e di “tangentamenti” appaiono come fenomeni detestabili ma personali, nel Pd e prima ancora nei Ds ed ancora nel Pds ed ancor prima nel Pci, tale fenomeno è regolamentato al punto da diventare quasi una fonte ufficiale di finanziamento del partito. Il caso Penati, gravissimo, è solo la punta di un iceberg, e Bersani che minaccia querele e rivendica primati morali fu proprio lui stesso a presentare a Penati quello che doveva diventare “privilegiato a pagamento” nel disporre delle aree ex industriali di Sesto S. Giovanni e Gavio con il quale la Provincia di Milano, presieduta da Penati, concluse “l’affare” a costo spropositato dell’acquisto delle azioni della Serravalle. Papa, Tedesco, Penati, Scaiola, Milanese e tutti gli altri inquisiti sembrano avversari tra loro, ma in realtà sono facce diverse di una stessa medaglia, magari poligonale, che in effetti è quella della negazione della vera politica che dovrebbe essere missione e partecipazione, ricerca del meglio per il bene comune. Essi sono, assieme agli innumerevoli altri presunti gaglioffi nominati in politica ed in particolare in Parlamento, coloro che hanno forti responsabilità nel decadimento delle Istituzioni. E che dire di Fini e di D’Alema che con le loro “case di famiglia” a Montecarlo o con le loro Ikarus mostrano il volto di una politica proterva incapace assolutamente di razzolare così come predica. C’è davvero da sbellicarsi dalle risa a sentir parlare Fini o D’Alema (che non hanno mai lavorato) di moralità della politica così come c’è seriamente da meditare profondamente quando si attribuisce agli stipendi dei parlamentari o ai loro vitalizi la pesantezza del costo della politica. I veri costi della politica sono ben altri e vanno individuati nell’immoralità della gestione dei partiti e di tutto ciò che in termini di colossali interessi ruota attorno a loro. La verità è che un nugolo di mercanti del male, di falsi predicatori e autentici speculatori ruotano attorno ai capi partito o, addirittura, essi stessi lo sono. A codesti, dunque, vanno tolti indennità e vitalizi perché sono usurpate le une e non onestamente guadagnati gli altri. Sono essi stessi il costo sproporzionato della politica e non la maggior parte dei parlamentari, soprattutto coloro che venivano scelti dal popolo ed a cui rispondevano direttamente come prima avveniva. Per diminuire i costi della politica, direi per renderli addirittura irrisori, bisognerebbe cambiare le “regole d’ingaggio” dei Partiti e restituire veramente la democrazia al popolo. Tutta la fioritura della demagogia sul costo dei singoli parlamentari è falso moralismo che serve solo a coprire le vere responsabilità del disastro economico e morale in cui ci dibattiamo. Questa è la verità e chi si presta a certe campagne è complice dei veri disonesti.
*ex senatore Msi e An

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