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Beni per un valore di 90 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di finanza di Catanzaro, nell’ambito di un’operazione sulla gestione dei rifiuti che ha interessato diverse regioni italiane. Nell’inchiesta sono coinvolte sei persone accusate di sottrazione fraudolenta di imposte. Il sequestro dei beni è stato disposto dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, che ha accolto la richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Carlo Villani che dirige le indagini della guardia di finanza.
I finanzieri hanno scoperto che i tre imprenditori, titolari della società che gestisce la discarica di Alli di Catanzaro, avevano costituito una serie di nuove aziende per evitare di pagare le imposte all’erario. Alle nuove società venivano ceduti crediti e le attività da svolgere mentre i debiti restavano nelle vecchie aziende. Alle nuove società, pur non avendo le specifiche competenze, l’ufficio del commissario per l’emergenza ambientale ha comunque liquidato ingenti somme di denaro.
Tra gli indagati figurano anche l’assessore regionale all’ambiente, Francesco Pugliano (in foto a sinistra), in qualità di ex sub commissario delegato per l’emergenza ambientale, e l’attuale commissario per l’emergenza ambientale in Calabria, Graziano Melandri.
In particolare l’accusa contesta a Pugliano di aver emesso una serie di ordinanze con le quali ha liquidato alla società Enertech, che gestisce la discarica di Alli di Catanzaro, la somma complessiva di 1 milione e 642 mila euro. La società avrebbe incassato i fondi pur non avendo alcuna competenza per la gestione della discarica. La Enertech, secondo l’accusa, era una delle società costituite per consentire evadere le imposte.
Al commissario per l’emergenza ambientale della Calabria, Graziano Melandri (in foto a destra), viene contestato di aver emesso quattro ordinanze con le quali ha liquidato sempre alla società Enertech la somma complessiva di 1 milione e 335 mila euro.
Nell’inchiesta è coinvolto anche un funzionario dell’Ufficio del commissario per l’emergenza ambientale, Domenico Richichi. A quest’ultimo la procura contesta, nella qualità di responsabile unico del procedimento della gestione della discarica di Alli (Catanzaro), di aver proposto l’adozione delle ordinanze firmate da Pugliano e Melandri. I tre imprenditori coinvolti nelle indagini sono Stefano Gavioli, 64 anni, di Treviso; Loris Zerbin 50 anni, di Campolongo Maggiore (Venezia) e Giovanni Faggiano, 52 anni, di Brindisi. L’accusa sostiene che i tre imprenditori hanno costituito una serie di società attraverso le quali evadevano il pagamento delle imposte.

I DETTAGLI DELL’INDAGINE
L’indagine di oggi ha consentito di scoprire un sistema complesso per sottrarsi dal pagamento delle tasse, grazie a società collegate tutte alla stessa holding che opera nella gestione dei rifiuti in diverse regioni italiane.
Le indagini hanno portato al sequestro preventivo per equivalente di beni mobili ed immobili, tra i quali automezzi, società, conti correnti, terreni, edifici, imbarcazioni, per un valore complessivo superiore ai 90 milioni di euro, con una sottrazione indebita alle casse dell’erario (nell’arco temporale che va dal 2003 in poi) di decine di milioni di euro.
Secondo le indagini, il meccanismo messo in atto dagli imprenditori permetteva di evadere sistematicamente l’imposizione tributaria e, successivamente, ad eludere le pretese erariali mediante la sottrazione fraudolenta delle partite attive patrimoniali della società debitrice, destinata così ad un inevitabile procedura fallimentare. Si tratta di società collegate ad un’unica holding che, dopo essersi aggiudicate, sull’intero territorio nazionale, numerosi appalti pubblici di servizio per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, venivano «caricate» artatamente di ingenti debiti tributari.
Le stesse società, quindi, venivano svuotate delle componenti attive (divenendo «Bad companies”), traslandole a favore di altre società «figlie» costituite ad hoc (“Good companies”), utilizzando, fraudolentemente, soprattutto gli strumenti giuridici della scissione societaria o del conferimento di ramo d’azienda, pur mantenendo eguale oggetto sociale, struttura aziendale, personale dipendente, sede sociale, nonchè contratti e appalti in essere. Un meccanismo che portava direttamente alla liquidazione volontaria, al fine di evitare un’eventuale declaratoria di «fallimento» e le connesse responsabilità per reati rientranti nella fattispecie della «bancarotta fraudolenta» e, dall’altro, di eludere il pagamento di ingentissimi debiti, soprattutto di carattere tributario.
L’inchiesta è partita dalla gestione dell’impianto di smaltimento di Alli di Catanzaro, in carico proprio ad una di queste società, ma potrebbe allargarsi a diverse regioni italiane dove esistono interessi da parte della holding che opera nel settore.
La discarica di Alli, in particolare, nell’ultimo quadriennio ha visto avvicendarsi ben tre società di capitali («Slia spa», «Enerambiente spa» ed «Enertech srl») riconducibili sempre alla medesima compagine societaria, sotto la supervisione demandata all’ufficio commissariale.
Cambi che hanno permesso, secondo le indagini, di assicurarsi il conferimento di crediti privilegiati, tra cui quelli vantati nei confronti del commissario delegato, al solo scopo di eludere fraudolentemente il pagamento dei debiti tributari già iscritti a ruolo nei confronti di «Slia» ed «Enerambiente». Sempre secondo l’accusa, le figure dirigenziali dell’ufficio commissariale coinvolte avrebbero avallato il turnover gestionale, disponendo i pagamenti a favore delle società che, di volta in volta, si sono sostituite nella conduzione dell’impianto, nonostante la sussistenza di ingenti debiti tributari iscritti a ruolo a carico della società subentrata. Il provvedimento giudiziario per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte è stato disposto dal Gip di Catanzaro, Abigail Mellace.

MELANDRI E PUGLIANO: “FIDUCIA NELLA MAGISTRATURA”
Il Commissario per l’emergenza ambientale in Calabria, Graziano Melandri, e l’ex sub commissario Francesco Pugliano, in una nota, in relazione all’inchiesta della Procura di Catanazaro che li vede indagati, confermano piena fiducia nell’attività della magistratura ed affermano di «aver agito sempre nella massima trasparenza e nel rispetto di ogni norma e con il continuo conforto e supporto dei pareri degli uffici legali, tecnici e finanziari».
«Tant’è – aggiungono – che, malgrado la piena convinzione di aver svolto ogni attività nella massima legalità, all’ indomani della notifica dell’avvio di indagine, è stato chiesto apposito parere sull’operato svolto all’Avvocatura distrettuale dello Stato di Catanzaro. In data 18 luglio scorso, sciogliendo ogni dubbio e confermando la regolarità degli atti sottoscritti dall’Ufficio del Commissario relativamente al subentro della Enertech nella titolarità dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, l’Avvocatura afferma testualmente: ‘deve concludersi per la legittimità dei pagamenti che l’Ufficio commissariale ha effettuato e di quelli che effettuerà in futuro in favore del nuovo gestore (Enertech s.r.l.) dell’Impianto tecnologico di trattamento dei rifiuti solidi urbani sito in località ‘Allì di Catanzaro»’.

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