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CATTIVO odore, discutibile qualità dell’acqua alla sola vista: le segnalazioni che si sono sono susseguite in questi anni da parte dei cittadini ora hanno una conferma. I dati di Goletta Verde, la campagna di Legambiente che ogni estate realizza un attento monitoraggio della qualità dei mari italiani, dicono infatti che sono ben due i punti fortemente inquinati in Basilicata, entrambi nella provincia di Matera: il primo, insiste nel comune di Nova Siri, presso la località Torre Bollita, nel Canale dove sfocia il depuratore, in fondo a Via La Strada che incrocia via Tre Passi nel Delirio. Il secondo prelievo ad allarme rosso, campionato nel comune di Bernalda, riguarda la foce del fiume Basento, che è risultata fortemente inquinata: nonostante l’area sia una zona SIC, i valori indicati dagli esami di Goletta Verde sono ben oltre i limiti di legge. l team dei biologi di Legambiente che, viaggiando a bordo di un laboratorio mobile, effettuano puntuali analisi dei punti critici di ogni regione, concentrano le loro ricerche su scarichi, foci dei fiumi, canali e torrenti che confluiscono direttamente al mare. Il lavoro dei tecnici di Goletta Verde permette di compiere una istantanea del livello di inquinamento microbiologico dato dalla presenza di batteri fecali nelle acque e di conseguenza evidenziare i deficit dei sistemi depurativi locali.
«I risultati delle analisi di Goletta Verde mettono in evidenza ancora una volta l’inadeguatezza del sistema di depurazione regionale – afferma Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – Nella regione lucana, secondo l’elaborazione della nostra associazione dei dati del Blue Book di Anea e Utilitatis, ci sono ben 150.000 abitanti non serviti da adeguati sistemi di depurazione, un dato significativo visto che parliamo di circa un quarto della popolazione complessiva regionale a ormai 35 anni dall’approvazione della legge Merli, la prima sul trattamento delle acque reflue. Le criticità rilevate dai nostri tecnici in Basilicata, hanno confermato una condizione che accomuna tutte le regioni del nostro paese: il 30 per cento degli italiani non è servito da un adeguato sistema di depurazione delle acque reflue, vale a dire che 18 milioni di cittadini scaricano direttamente nei fiumi e nei mari senza passare dal depuratore, compromettendo fortemente le condizioni di salute dei nostri mari. La priorità dunque è l’adeguamento delle reti fognarie e il completamento della copertura dei comuni. Non parliamo solo delle località costiere ma anche dei comuni dell’entroterra che sono ugualmente interessati dall’inadeguatezza del trattamento dei reflui. Occorre che le istituzioni e gli enti preposti si impegnino immediatamente e individuino tra le priorità l’adeguamento delle condotte fognarie».
«Per la Basilicata è prioritario puntare sulla qualità ambientale e, per innalzare sempre di più i livelli di gestione sostenibile del territorio, occorre estendere i servizi depurativi anche a quei comuni che ne sono sprovvisti – dichiara Marco De Biasi presidente di Legambiente Basilicata – Il cammino che ci auspichiamo per la nostra regione è caratterizzato dallo sviluppo di attività legate alla tutela ambientale, alle aree marine protette, al turismo di qualità ed alle energie ecocompatibili: solo così potremmo uscire da quella marginalità economica che ci ha nostro malgrado contraddistinti per tanto tempo». Le esperienze positive dei comuni lucani premiati dalla Guida Blu di Legambiente e Touring Club sono degli esempi concreti di quanto è possibile realizzare rispettando l’ambiente e creando un valore economico aggiunto. Caso emblematico è il comune di Maratea, quest’anno insignito per la prima volta con l’ambito riconoscimento delle 5 vele che è riuscito a coniugare al meglio qualità del territorio, dei servizi e politiche di tutela e sostenibilità”.
Quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è main partner della storica campagna estiva di Legambiente. «La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione», spiega il presidente del Coou Paolo Tomasi. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. «Se eliminato in modo scorretto – continua Tomasi – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come un campo di calcio». A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Lo scorso anno in Basalicata il Consorzio ha raccolto 1.235 tonnellate di oli lubrificanti usati: 844 in provincia di Potenza e 391 a Matera.
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