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UN paio di sere fa lo avevano visto sulla panchina di fronte al Municipio, stava leggendo in solitudine un libro. Se ne stava spesso da solo negli ultimi tempi, Massimo, quel ragazzo tanto educato e gentile che in paese, a Pignola, quasi non ci credono ancora. Ieri, come altre volte, era andato al lago, al Pantano. Pescava, Massimo Rosa, pescava spesso. Era bravo con le esche. Quella, raccontano, era una sua grande passione. Ma ieri il lago, che ogni tanto aveva riempito le sue giornate, se l’è portato via, all’improvviso. E’ caduto giù, verso il fondo, molto probabilmente dopo un malore. Il suo corpo, ormai senza vita, è tornato a galla dopo un paio di ore, nel primo pomeriggio, a diversi metri dalla riva.
Qualcuno – forse altri pescatori – si è accorto di quel corpo che galleggiava a pochi metri dalla riva di quel lago meta, soprattutto nelle domeniche d’estate, di famiglie in passeggio e atleti amatori. La chiamata di allarme al 118 ha fatto scattare la procedura di soccorso: ma il volo veloce dell’elicottero non è servito a molto. Dopo le operazioni di recupero, non è stato possibile fare altro che dichiararne il decesso.
Aveva con sé i documenti, è stato subito identificato, sotto il lenzuolo argentato che a stento lo ha protetto dallo sguardo di quanti, nel frattempo, si erano fermati a capire che cosa fosse accaduto, che cosa fosse tutto quel trambusto.
Classe ‘72, quarant’anni, di cui diversi trascorsi ad ascoltare Vasco. Sabato sera, raccontano, era stato nella piazza di Pignola, in uno dei tanti momenti di festa del paesino di montagna. Figlio della titolare di una nota lavanderia, era arrivato a Pignola da piccolo, quando la sua famiglia si era trasferita da Milano. Lì avevano lasciato tutto, ma si erano dovuti portare dietro un dolore immenso, per quella scelta che il fratello di Massimo aveva fatto, anni prima, di andarsene da questo mondo una volta per tutte.
«Educato come pochi, mai una parola fuori posto», ricordano tra le vie di Pignola, dove il racconto della tragedia ha fatto il giro in poco tempo. Il presidio e le operazioni al lago, nel frattempo, andavano avanti.
Dal 118, la chiamata ai carabinieri e ai vigili del fuoco, impegnati con i mezzi anfibi nel recupero del corpo dell’uomo. L’assenza di segni di violenza lasciava a quel punto aperte solo due ipotesi. Per un po’, proprio il passato doloroso di Massimo e qualche periodo di tristezza che in paese ricordano ancora, avevano fatto immaginare alla più drastico delle scelte. Ma sembra che Massimo fosse lì per pescare, sembra che la sponda abbia restituito alcune canne da pesca. La sua salute, poi, pare già avesse dato qualche campanello di allarme: già altre volte, ricordano, aveva avuto qualche malore.
Sul posto anche i vigili urbani del comando di Pignola e diversi cittadini rimasti impietriti ad assistere senza farsene una ragione. «Immagini il dolore per i suoi genitori?». No che non si può. Non si poteva immaginare, ieri pomeriggio, sbirciando oltre le sponde del lago che se l’è portato via.
Sara Lorusso
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