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POTENZA – Sarà pure che di questi tempi dire concorso pubblico equivale a ingenerare sospetti di ogni tipo. Ma la Regione Basilicata, da quest’orecchio, sembra proprio non voler sentire e nulla fa per non dare adito a legittime perplessità sulle modalità di selezione di personale e consulenti. Dubbi, forse sono solo questo, quelli che si vanno alimentando in questi giorni intorno alla selezione di due componenti del nucleo regionale di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Regione Basilicata. Ma provare a vederci un pò più chiaro non può nuocere a nessuno. E se i sospetti dovessero rivelarsi solo tali ne saremmo ancora più felici. Lo sarebbero anche alcuni candidati che hanno manifestato malumore intorno alle modalità di selezione. Il timore è sempre lo stesso: che si tratti di una selezione cucita addosso a qualcuno. E questo sarebbe gravissimo perché l’incarico è di tutto rilievo. Gli esperti che supereranno la selezione pubblica saranno chiamati a valutare i programmi, progetti e gli investimenti pubblici con contratto di collaborazione coordinata e continuativa della durata di 4 anni, eventualmente rinnovabili, per un compenso lordo annuale previsto di 70.000 euro. Impegno minimo previsto: 20 giornate al mese. Eppure per una posizione così prestigiosa – è questa è la prima anomalia – la giunta regionale ha scelto di affidarsi solo a una selezione basata sulla valutazione del curriculum, integrata da un colloquio. Nessuna prova scritta o test, dunque. La valutazione è effettuata attribuendo un punteggio complessivo massimo di 100 punti: 50 per da attribuire al curriculum e 50 all’esito del colloquio. La prima parte della selezione è stata già svolta, mentre martedì ci saranno i colloqui per i primi dieci che hanno accumulato il maggior punteggio. I curricula sono stati valutati in base al voto di laurea, ai titoli post laurea, quantità e qualità dell’esperienza lavorativa maturata (quest’ultima giudicati in base ai criteri di “significatività, attinenza e continuità), esperienze di analisi e valutazione degli strumenti di sviluppo di sviluppo comunitari, nazionali e locali ed eventuali pubblicazioni nel settore. Ma veniamo ai colloqui, per i quali c’è tanta attesa. La commissione esaminatrice – presieduta dal direttore dello stesso nucleo, la dottoressa Patrizia Minardi, insieme a due dirigenti dell’amministrazione regionale – dovrà verificare – come si legge nell’avviso pubblico – la corrispondenza del profilo del candidato con le funzioni da espletare, l’esperienza professionali maturate e la conoscenza della lingua straniera. Criteri che francamente appaiono un pò troppo generici rispetto alla posizione. Anche perché dal profilo dell’esperto delineato sempre nell’avviso pubblico – eccetto le competenze di settore – non sembrano emergere qualifica specifiche richieste. Per una funzione così delicata, a esempio, non è previsto, un titolo di laurea specifico. Si parla solo di diploma di laurea triennale con votazione non inferiore al 105 su 110. Eppure è difficile immaginare come un laureato in materie umanistiche, a esempio, possa occuparsi di verifica degli investimenti pubblici.
Ma le anomalie non finiscono qui perché nel bando nella delibera della giunta regionale c’è anche il rinnovo per altri 48 mesi dell’incarico di componente del nucleo di valutazione per tre persone, tra cui anche l’architetto Valerio Giambersio, precisando che per quest’ultimo l’accettazione dell’incarico comporta la prosecuzione dell’aspettativa concessa. Lo stesso architetto a cui è stata rinnovata la consulenza esterna è un dipendente della Regione in aspettativa. Il suo caso era già finito sulla stampa dopo un’interrogazione di consiglieri del Pdl, Rosa, Pici e Venezia che avevano denunciato l’anomalia di questa situazione. Anche per lui il compenso annuo è di 70 euro lordi all’anno.
Mariateresa Labanca

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