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E’ stato presentato da Legambiente, oggi a Castrovillari (Cs), il dossier «Ecosistema Incendi» sugli incendi boschivi in Calabria sulla situazione della regione a conclusione della tappa calabrese di ‘Non scherzate col fuoco, la campagna di monitoraggio’, prevenzione e informazione sugli incendi boschivi di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile.
Dal dossier emerge che nel 2010 in Calabria gli ettari andati in fumo si sono ridotti quasi del 27%. La regione, tuttavia, rimane una di quelle maggiormente interessate dai roghi. Il numero degli incendi che hanno interessato l’Italia nei primi 6 mesi del 2011 è poco confortante e, negli ultimi 10 giorni, la Calabria ha visto un notevole aumento del fenomeno in tutto il territorio regionale.
Lo scorso anno, su tutto il territorio calabrese si sono verificati 652 incendi che hanno trasformato in cenere una superficie complessiva di 5.207 ettari, di cui 2.438 di boschi e foreste, con un’estensione media di 8 ettari per ciascun evento. Una ferita profonda che continua a martoriare il territorio e il paesaggio. Reggio Calabria – spiega Legambiente – è stata la provincia più colpita dalle fiamme: 125 roghi hanno bruciato 2.074 ettari di territorio, di cui un terzo di boschi. Le amministrazioni interessate dall’emergenza incendi, tra piccoli e grandi comuni, sono state 210, oltre il 50% di tutti i comuni calabresi. Di questi il 24% nel cosentino e l’11% in provincia di Catanzaro.
«A fronte di una diminuzione del numero d’incendi e di superfici boschive andate in fumo in tutta la regione – commenta Franco Falcone, direttore di Legambiente Calabria – lo scorso anno si è registrato un lieve aumento dei comuni che hanno dovuto rispondere all’emergenza. Questo significa che l’impatto ambientale degli incendi è stato ridotto perchè si è riusciti a intervenire tempestivamente sui luoghi colpiti. Un risultato positivo considerato che i roghi sono una vera e propria piaga perchè distruggono habitat e paesaggi, possono mettere in crisi le economie locali, accrescono il rischio idrogeologico e la desertificazione». Quest’anno, però, nonostante la «stagione» sia ampiamente iniziata, la Regione non ha ancora attivato con il Corpo Forestale dello Stato le convenzioni necessarie a far fronte agli incendi boschivi. E gli operai dell’Agenzia regionale delle foreste – evidenzia il dossier – lamentano una scarsa organizzazione del sistema di prevenzione, dovuta alla mancanza di mezzi adeguti.
«Tutto ciò è indice di un sistema di prevenzione precario e preoccupante – dichiara Antonio Nicoletti, responsabile Aree protette di Legambiente -. E’ necessario che l’amministrazione regionale si attivi al più presto, perchè gli incendi, in Italia, sono per la maggior parte dolosi e, estate dopo estate, ripropongono un pericoloso scenario d’illegalità ai danni del territorio. Per reprimere il fenomeno è necessario eliminare ‘a monta’ la possibilità di speculare sulla gestione delle aree bruciate.
Questo si può fare da un lato con il catasto delle superfici percorse dalle fiamme, dall’altro con un’oculata manutenzione dei boschi e il miglioramento delle tutele ambientali partendo dalle aree protette fino ai siti della rete natura 2000: una lotta a 360 gradi da realizzare durante tutto l’anno».
In Calabria, secondo il dossier di Legambiente e del Dipartimento della Protezione Civile, risulta che nell’ultimo anno il 67% dei comuni ha svolto un lavoro positivo di mitigazione degli incendi boschivi. Ma rimane in ritardo rispetto ad altre regioni il dato sull’istituzione del catasto delle aree percorse dal fuoco, realizzato e aggiornato solo da 6 comuni su dieci. Un dato insufficiente per una regione dove le mire speculative sulle aree percorse dal fuoco portano a distruggere ogni anno un patrimonio forestale d’inestimabile valore. Proprio il censimento delle superfici incendiate rappresenta, infatti, il punto cruciale nella lotta agli incendi, perchè protegge le aree percorse dal fuoco da mire criminali e speculative vincolandone la destinazione d’uso per 15 anni.
La finalità del catasto è di colpire le principali cause d’incendio in alcune aree d’Italia e di stroncare gli interessi di chi usa il fuoco per passare al cemento, per adibire aree al pascolo o fare affari con l’indotto del rimboschimento. Dietro ai fuochi – si fa rilevare – c’è quasi sempre la mano della criminalità, interessi loschi e affari illegali, mentre i piromani amanti del fuoco sono solo un fenomeno marginale. Sul fronte dell’illegalità relativa agli incendi, proprio la Calabria risulta la regione con il maggior numero di illeciti rilevati dal Corpo Forestale dello Stato. Nel 2010 sono state accertate 838 infrazioni ed effettuati 7 sequestri, sono stati identificati e denunciati 20 «criminali incendiari» ed è stata arresta una persona. Con 456 infrazioni accertate (circa il 10% del totale nazionale) Cosenza è il territorio a maggior rischio illegalità.
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