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Dopo la comunicazione, a firma del senatore Gino Trematerra – coordinatore regionale Udc-Calabria – con cui è stata resa nota al consigliere regionale della Calabria, Pasquale Tripodi, la decisione assunta dal Collegio nazionale dei Probiviri del partito sulla richiesta di espulsione dell’ex capogruppo dell’Udc, Tripodi, oggi consigliere regionale del Gruppo Misto, ha inviato una lettera agli onorevoli Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa, al senatore Gino Trematerra ed al presidente del Consiglio nazionale dei Probiviri Sergio Maggi. «Prendo atto, con disappunto ma senza stupore – scrive Tripodi – della comunicazione a me indirizzata dell’onorevole Gino Trematerra nella sua qualità di Coordinatore regionale dell’Udc Calabria. Noto, tuttavia, che la decisione di espulsione assunta – purtroppo unilateralmente e senza alcun contraddittorio con il sottoscritto – contiene un falso clamoroso. D’altronde senza quel falso, e agendo senza ascoltare le mie ragioni – esattamente come avrebbe fatto un tribunale inquisitorio che per condannare l’imputato non ha bisogno di prove oggettive – nè il senatore Trematerra nè il Collegio nazionale dei probiviri avrebbero potuto archiviare il ‘casò politico Tripodi evitando, clamorosamente, di porsi le domande giuste (per esempio: perchè il gruppo dirigente calabrese dell’Udc continua a smentire categoricamente la linea politica dell’Udc nazionale?) e di esaminare, con accortezza e razionalità, le ragioni ed i torti delle parti in causa. Il falso, grande quanto un grattacielo, consiste nell’essere stato il sottoscritto accusato di «aver abbandonato l’Unione di Centro per militare in altre forze politiche». Quando, com’è noto anche alle pietre, il sottoscritto non è mai fuoriuscito dalla linea politica indicata dall’Udc; mai militato in altre forze politiche; mai deragliato dal progetto di realizzare il Terzo Polo, come più volte ha auspicato il gruppo dirigente nazionale dell’UDC, quale sbocco utile per un Paese ingessato nella morsa di un bipolarismo muscolare e improduttivo. In realtà, la falsa ricostruzione di quanto accaduto serve ai dirigenti calabresi dell’Udc per tentare di chiudere (ma fino a quando?) una falla politica che, vista la delusione ormai diventata senso comune circa l’azione di rinnovamento della Giunta Scopelliti in Calabria, rischia di trasformarsi in un fallimento politico. La parola esatta da usare, al contrario, e mi duole che l’Udc nazionale abbia lasciato fare fino a questo punto, è un’altra: epurazione. Tra l’altro non di un’epurazione dovuta ad eresia». «Il sottoscritto, infatti – prosegue Tripodi –si è sempre, costantemente e sistematicamente, attenuto alle indicazioni politiche dei nostri dirigenti nazionali ed ha subito critiche, rampogne e infine l’epurazione, paradossalmente, per eccesso di ortodossia. Sono stato messo all’indice perchè tentavo di indurre alla riflessione politica i dirigenti calabresi dell’Udc che si sono consegnati mani e piedi al centrodestra calabrese, rinunciando a spirito critico, libertà d’opinione e, soprattutto, agli spazi di azione legislativa e di governo della Regione e cito, uno per tutti, il caso del mancato finanziamento del fondo per le famiglie disagiate e per il contrasto della povertà nel corso dell’approvazione della manovra di assestamento del bilancio. Quante volte l’Udc ha fatto della famiglia e della solidarietà verso i soggetti più svantaggiati una bandiera d’impegno irrinunciabile? Ebbene, ecco che dinanzi ad una manovra economica che finanzia «miss mondo» ed altre simili stravaganze e abbandona la famiglia, l’Udc calabrese non trova altro modo per reagire che il silenzio. Ho più volte segnalato l’errore politico di andare in una direzione contraria alla tendenza ormai prevalente nel Paese e di cui l’Udc nazionale è fautore e protagonista indiscusso. Ma l’Udc calabrese ha preferito imboccare una strada che non porta da nessuna parte. Ogni operazione politica e gestionale, sta concludendosi, con l’avallo dell’Udc, con il maggior vantaggio per chi gravita nell’orbita di una maggioranza arroccata su posizioni difensive ed incapace di progettare il futuro, ed il massimo svantaggio per la Calabria ed i calabresi. È questo che l’Udc nazionale si aspettava? Non credo proprio. Perchè za breve, quando si uscirà da questa paralisi della discussione politica, si scoprirà di essere diventati cosi autoreferenziali al punto di aver perso del tutto il contatto con il popolo calabrese. Non per avere il sottoscritto cambiato casacca, è stato emessa la sentenza di espulsione, ma per avere indicato, in tutte le sedi ed in ogni occasione, l’errore strategico e tattico commesso in Calabria. Perciò sono stato prima rimosso da capogruppo dell’Udc e, in un secondo momento, costretto a passare al Gruppo Misto in Consiglio regionale, dopo aver assistito al crollo d’immagine e di autonomia dell’Udc nel corso del voto di maggio, quando, in particolare a Reggio Calabria – conclude Tripodi – lo stesso presidente Scopelliti ebbe a dire, nell’indifferenza più incredibile del gruppo dirigente calabrese del partito, che la stessa composizione della lista dell’Udc era opera sua».
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