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Il prossimo trentuno agosto si terrà, davanti alla I sezione del Tar del Lazio, l’udienza di discussione del ricorso con il quale la giunta comunale di Corigliano Calabro (CS) contesta lo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
A rivolgersi ai giudici amministrativi sono stati l’ex sindaco Pasqualina Straface e l’intera giunta comunale della città, sesto comune della Calabria per grandezza e popolazione, e, dopo il capoluogo, centro con più abitanti nella provincia di Cosenza.
Lo scioglimento del comune di Corigliano è stato disposto il 9 giugno scorso su proposta del ministro dell’Interno, Roberto Maroni. Nel settembre 2010 si era insediata una ‘commissione d’accesso’ dopo che in un’indagine contro le cosche della ‘ndrangheta era rimasta coinvolta anche il sindaco, Pasqualina Straface, eletta con il centrodestra.
La decisione era stata presa dall’allora prefetto di Cosenza, Antonio Reppucci (oggi Prefetto di Catanzaro), in seguito all’operazione ‘Santa Teclà che, su ordine della Dda di Catanzaro, il 17 luglio 2010 portò all’arresto di 67 persone, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, estorsione, usura e sfruttamento della prostituzione. Tra gli arrestati c’erano anche Franco e Mario Straface, fratelli di Pasqualina Straface.

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