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“UN referendum sul gradimento del nostro operato, siamo il partito della gente e alla gente dobbiamo dar conto”. Guido Viceconte interpreta così – dal canto suo, in chiave positiva – le file di questi giorni negli uffici postali lucani per la richiesta del bonus benzina.
Il Pdl lucano gonfia il petto per i 90 euro che arriveranno ad ogni patentato e convoca i suoi quadri in un Park Hotel non troppo affollato per lanciare un messaggio chiaro: “quello che siamo riusciti ad ottenere è tutt’altro che scontato”.
Input rivolto a una platea di militanti pidiellini su più livelli, chiamati ad un’estate di mobilitazione. “Dobbiamo scendere in piazza con i gazebo – spiega l’onorevole Cosimo Latronico – devono darci una mano anche i nostri amministratori locali affinchè i cittadini lucani percepiscano la possibilità di esercitare un loro diritto, e arrivino agli uffici postali con i moduli già compilati per ridurre i disagi”.
Perchè, se di referendum si tratta, la macchina del consenso va agevolata. Anche e soprattutto – è l’obiettivo dei vertici berlusconiani lucani – aumentando negli utenti la consapevolezza che “il bonus benzina non è una paghetta o un’elemosina”. L’argomentazione poggia su basi economiche (“con il previsto aumento delle estrazioni nel giro di pochi anni si arriverà a 300 euro per ogni patentato, e in ogni famiglia ce ne sono due o tre”), ma anche sull’orgoglio politico di aver rispettato, in qualche modo, gli impegni a suo tempo sottoscritti.
“Ce ne sono a centinaia di proposte di legge in giacenza – spiega il senatore di origine lucana Mazzaracchio (eletto in Puglia) – se quella portata avanti da Viceconte, Taddei e Latronico è arrivata a destinazione va dato merito alla determinazione di questi parlamentari lucani che hanno portato a casa il risultato con l’aiuto del governo nazionale e senza l’appoggio di chi governa la Regione Basilicata, che non ci ha mai creduto”.
I numeri riguardanti i reali benefici per le tasche dei cittadini – sostengono tutti al tavolo dei relatori – “vanno letti alla luce di un provvedimento destinato a caratterizzare per i prossimi trent’anni la vita dei lucani”.
Per il fronte politico avverso e per gli esponenti dell’associazionismo che invitano, polemicamente, a non andare a ritirare la card, la risposta è pragmatica: “si tratta di un diritto, non di un obbligo. Chi rifiuterà di esercitarlo perchè snobba i 90 euro andrà ad arricchire la torta dei benefici di chi invece vorrà approfittarne, visto che neanche un centesimo tornerà indietro allo Stato”.
Pietro Scognamiglio
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