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Don Tonino Vattiata è un parroco giovane, intraprendente e soprattutto impegnato a favore dei giovani e nella lotta alla criminalità. E’ componente dell’associazione “Libera Vibo”. Ieri notte, ignoti hanno preso di mira la sua auto, un’Opel Corsa, parcheggiata nella frazione Pannaconi, davanti la sua abitazione. Intorno all’1.30 di notte, le fiamme hanno avvolto la sua auto e attirato l’attenzione dei vicini di casa che hanno dato l’allarme. Don Tonino è stato svegliato dal rumore delle sirene dei vigili del fuoco e dal forte odore di fumo che aveva iniziato ad impregnare le pareti della sua abitazione in affitto.
«Non ho subito realizzato cosa stesse accadendo – ha dichiarato lo stesso parroco – Ma quando ho aperto la porta d’ingresso mi sono trovato di fronte la mia auto completamente avvolta dalle fiamme». All’interno della vettura qualche oggetto personale necessario per officiare le funzioni religiose. L’incendio è stato domato dopo oltre un’ora. Solo l’indomani mattina si è recato alla caserma dei carabinieri per sporgere denuncia. Don Tonino Vattiata ha definito l’atto intimidatorio nei suoi confronti «un gesto inaspettato. Mai avrei potuto immaginare che si sarebbe arrivati a tanto. Il movente è difficile da inquadrare – ha aggiunto – perchè mi reputo una figura poliedrica, impegnata su più fronti. Sono sacerdote (figlio di uno dei fautori del sindacalismo autonomo nella Polizia in Calabria) ma sono impegnato anche con “Libera” e sono vicino a tante vittime del racket. E tutta questa serie di impegni non mi consente di capire in quale ambito possa essere maturata l’idea di incendiarmi l’automobile. In occasione delle festività pasquali e di altre ricorrenze religiose, inoltre, non ci sono state intromissioni come in altri centri ma, a questo punto, non so se ho urtato la suscettibilità di qualcuno che non ha una visione delle cose caratterizzata dalla legalità e dal rispetto». E non sarebbe la prima intimidazione subita perchè l’anno scorso in occasione dell’Affruntata proprio di Sant’Onofrio, posticipata di 7 giorni perché la malavita pretendeva di portare le statue dei santi dopo che le erano state “tolte” dalla Diocesi, don Tonino, che si impegnò attivamente in quel frangente, fu fermato da due pregiudicati che lo minacciarono: “Stai attento che te la facciamo pagare”.

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