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La figura chiave dell’indagine sulla P4, condotta dai pm di Napoli John Woodcock e Francesco Curcio, è un carabiniere di Vibo, il sottufficiale del Ros, Enrico Giuseppe Francesco La Monica, 44 anni (nella foto), unico latitante dell’operazione della Procura campana che ha portato all’emissione di ordinanze di custodie cautelare nei confronti del faccendiere ed ex giornalista Luigi Bisignani e dell’agente di polizia Giuseppe Nuzzo, in servizio presso il commissariato napoletano del quartiere Vasto-Arenaccia.
La Monica, dopo aver abbandonato la professione di avvocato, è in servizio da circa venti anni presso il comando provinciale di Napoli ed è lui, seocndo gli investigatori ad aver utilizzato notizie giudiziarie apprese grazie al proprio ruolo professionale per scopi estranei all’attività, e addirittura illeciti, allo scopo di favorire la presunta associazione segreta P4. Accuse gravissime. E intrecciando i suoi movimenti con un vorticoso giro di schede telefoniche intestate a diversi prestanome, a fantomatici extracomunitari, e fornite da un commerciante napoletano, ha messo in piedi quella che viene considerata una delle più vaste inchieste sul malaffare italiano degli ultimi anni.
Per i magistrati napoletani, nella vicenda il carabiniere calabrese riveste un ruolo centrale; avrebbe fornito agli altri due indagati (Bisignani e Papa) le informazioni riservate su inchieste della magistratura che sarebbero servite ai presunti complici per realizzare ricatti o ottenere favori. Tutto ciò in cambio della promessa di essere “sponsorizzato” per essere inserito nei ruoli dell’Aise, i cosiddetti servizi segreti militari, l’ex Sismi.
La misura cautelare in carcere è stata disposta dal gip nei confronti di La Monica, per i reati di concussione e estorsione, in concorso con Alfonso Papa e Luigi Bisignani, in particolare perché, si legge nel capo di imputazione, nella sua qualità di sottufficiale dell’Arma avrebbe acquisito «notizie ed informazioni riservate e secretate (attinte da lui personalmente ovvero tramite altri appartenenti alle forze dell’ordine) inerenti a procedimenti penali in corso», anche collegandosi illegittimamente alle banche dati delle forze di polizia, in cambio della promessa di essere «sponsorizzato» per «essere inserito nei ruoli dell’Aise (ovvero dei così detti servizi segreti militari)».
La Monica, si troverebbe ora in Senegal, assieme alla convivente e al figlio, e avrebbe spedito alcuni ceritificati medici per spiegare la sua assenza.
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