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Ha tenuto una conferenza stampa in un noto hotel di Cosenza, Padre Fedele Bisceglia, sotto processo per abusi sessuali ai danni di una suora dell’Oasi francescana assieme al suo segretario, Antonello Gaudio. Ancora una volta si dice innocente e parla di un complotto e di essere stato «incolpato ingiustamente. Poi rivolge un invito alla suora che lo accusa a convertirsi e a dire la verità.
Una conferenza in cui padre Fedele ha specificato di «non voler entrare nel merito dei passaggi giudiziari» della vicenda che riguarda, ossia i presunti abusi sessuali a suor T., e che troverà il suo epilogo con la sentenza che sarà emessa il prossimo 4 luglio dal tribunale di Cosenza. «Questo peccato io non l’ho commesso, adesso invito a convertirsi la suora e le persone che l’hanno aiutata, perché credo che non abbia agito da sola. La suora deve avere il coraggio di parlare».
Padre Fedele ha affermato di voler organizzare una nuova conferenza stampa «per fare i nomi di chi ha ordito il complotto nei miei confronti, che deve avere il coraggio di uscire allo scoperto. Io so chi è stato ed ho preparato 80 cartelle per dimostrare il complotto». «Esiste un complotto contro di me, costituito da vari personaggi e tasselli – spiega padre Fedele -. Sono certo dei motivi: l’aver prestato aiuto ai bambini rom, la mia volontà di voler aiutare l’istituto papa Giovanni XXIII nel 2004, l’intenzione di voler mettere le mani sull’Oasi francescana, un impero costruito da me con tanti sacrifici».
Ha raccontato il suo calvario: «Due anni di arresti domiciliari, cinque mesi di esilio, non posso dire messa da quattro anni. Hanno giocato con le intercettazioni sui giornali e con servizi costruiti ad arte. Dal 2008 vado e vengo dall’Africa, dove sarei rimasto se avessi avuto qualcosa da nascondere». Ma ad averlo ferito in particolar modo è stato il silenzio della Chiesa e delle Istituzioni. A tal proposito padre Fedele ha consegna alla stampa alcune lettere inviate di recente al presidente della Cei mons. Bagnasco, all’arcivescovo di Cosenza mons. Nunnari, alle madri generali e provinciali. E lettere inviate e senza risposta sono state inviate anche all’Ordine dei cappuccini, alla congregazione dei religiosi, ai superiori dell’ordine dei cappuccini. Nella lettera inviata a mons. Nunnari è stato scritto: «Anche tu dici che mi vuoi bene, però non hai mai avuto il coraggio di difendermi, ed era il tuo dovere di pastore. Tu sai benissimo che sono innocente! Intervieni con forza come sai fare tu, siamo ancora in tempo per fermare il vero scandalo».
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