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Vittoria dell’accusa al Processo “Reale” che si è vista riconoscere l’intero impianto accusatorio fatto di condanne pesanti, frutto del lavoro di magistrati e investigatori, ma soprattutto del pm Giovanni Musarò che ieri mattina, quando ormai le ostilità tra le parti sembravano concluse, ha voluto replicare alle ultime arringhe difensive in difesa di Santi Zappalà (in foto). Poche decine di minuti per attaccare frontalmente e ribadire che il patto tra il clan Pelle e l’ex consigliere regionale del Popolo delle Libertà c’era, era solido ed andava punito. Musarò ha anche spiegato che per il reato di corruzione elettorale non è necessario che lo scambio tra i voti ed i favori (di qualsiasi natura) si verificano, ma che è sufficiente la promessa, la disponibilità. Secondo il pm non c’è altra ragione per la quale il candidato alle scorse regionali si recasse a casa del boss Peppe Pelle. tanto più che l’uomo era interdetto dai pubblici uffici e non poteva votare: «Dunque non era un elettore qualsiasi a cui chiedere il voto». Giovanni Musarò, parlando di Santi Zappalà, ha ricordato il tentativo del politico e dei suoi familiari di aggiustare le cose tramite un intervento sui magistrati. Accusa che è stata formalizzata in un’inchiesta parallela dalla Procura reggina.
Per Zappalà dunque la pena massima di quattro anni di reclusione. Nessuna attenuante per il Giudice per l’udienza preliminare Daniela Oliva, e neppure la sospensione delle pene minori sono state concesse. Tutti dovranno scontare tutto in carcere, da detenuti. I presunti boss Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara vengono puniti con venti e diciotto anni di reclusione.
Il Gup Oliva, ha comminato pene per quasi 200 anni di carcere: vent’anni di reclusione, come accennato, sono stati inflitti al boss Giuseppe Pelle, diciotto ad Antonino Latella, venti a Rocco Morabito, diciotto a Giovanni Ficara, otto a Costantino Carmelo Billari, dodici a Domenico Pelle, dieci a Sebastiano Pelle, otto anni e otto mesi a Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, dieci anni a otto mesi ad Antonio Pelle, classe 1987, otto anni a Mario Versaci, così come a Pietro Antonio Nucera e Filippo Iaria, quattro anni a Antonio Pelle classe 1986, quattro anni ciascuno a Sebastiano Carbone e Giuseppe Frantone, sei anni a Giorgio Macrì, due anni e otto mesi a Francesco Iaria, due anni e due mesi a Liliana Aiello e, da ultimo, quattro anni all’ex sindaco di Bagnara Calabra, Santi Zappalà, in carcere dal dicembre 2010.

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