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di PARIDE LEPORACE
Pierluigi Bersani nelle analisi del risultato referendario non ha avuto esitazioni nel definire comitati e movimenti che hanno tirato la volata al quorum “portatori d’istanze riformiste” di cui bisogna tener conto. Nella dichiarazione c’è del calcolo strategico da parte di un leader che comunque ha mostrato coraggio nel cercare lo sfondamento. Anche le pietre sanno che quando in Italia i movimenti referendari riescono la società cambia. Le lezioni del 1974 e del 1992 sono ben presenti. Pronubi e colonnelli lucani di Bersani (con l’eccezione di Santochirico che ieri ha costituito un Comitato per l’abrogazione della legge elettorale dei nominati) non hanno ben compreso la fase di rottura e continuano con linguaggio anziano a discutere di manovre bizantine, di sgabelli e bidoni, in larga parte attenti alle proprie carriere e alla personale autoconservazione da difendere magari con il ruolo da franco tiratore che nei fatti ha aperto una crisi del partito-Regione e del chilometrico centrosinistra lucano.
Ma questo è solo politichese da Seconda repubblica. Ci sembrano più attuali e rilevanti altri fenomeni. A Scanzano Jonico, luogo simbolo della lotta al nucleare, la partecipazione referendaria è stata buona ma non altissima. Molti attribuiscono il dato alla tensione che si respira in zona. Da marzo ad oggi tre aziende agricole hanno subito attentati incendiari, un ristorante alla vigilia dell’inaugurazione si è visto sforacchiata la porta da colpi di pistola, un candidato a sindaco ha ricevuto una busta con tre proiettili, ad un consigliere hanno bruciato l’automobile. Più che notizie dal Metapontino ci sembra di leggere la cronaca della Piana di Gioia Tauro.
Un giovane sacerdote della locale parrocchia ha deciso di muovere le coscienze e per domenica sera è stata indetta una fiaccolata. Alla pagina facebook che circola in rete sulla manifestazione si raccolgono dati interessanti. Alberto Delli Venneri incita: “Dobbiamo essere tantissimi e invitare più gente possibile”. La signora Anna Brescia fa sapere: “Ci sarò è un problema che riguarda tutti”. Si complimenta il signor Dileo, classe 1939 da Altamura, aderiscono anche Terre sonore, la Protezione civile e invece Givelife Fidas annuncia: “L’Associazione aderirà con tutti i suoi Soci. Procediamo a diffondere l’invito a tutti i nostri Amici di Fb”. Una mobilitazione dal basso è in atto. Si tratta di una di quelle minoranze attive che hanno deciso di uscire dal silenzio e contro difficoltà ancestrali provano a cambiar le cose. Tanto per capire su 2000 inviti al momento sono segnate circa 200 adesioni. L’importante però è starci e anche noi ci stiamo volentieri partecipando attivamente alla fiaccolata.
Anche sulla vergogna di Palazzo San Gervasio è giunto il momento di mobilitarsi. Ieri il governo ha emesso un decreto che aumenta il trattenimento dei migranti nei Cie a 18 mesi. Benzina sul fuoco per la Guantanamo lucana. Dopo l’appello del vescovo Ricchiuti ieri abbiamo ospitato un intervento dell’associazione femminile (Yin-sieme) che sta trovando attenzione in un vasto arcipelago di donne che dialogano in modo orizzontale. Stasera è prevista una riunione. Auspichiamo che parta un’altra mobilitazione dal basso che davanti al campo della vergogna porti una catena umana che con i propri corpi chieda e ottenga l’immediata chiusura del centro di detenzione.
Su questi due temi è intervenuto il presidente De Filippo. Per Scanzano ha chiesto lumi ad un pletorico comitato e su Palazzo San Gervasio ha dichiarato all’Espresso: “Noi non sappiamo nulla”. Può bastare? Il comitato antiracket ha completamente ignorato la mobilitazione partita dalle locali parrocchie e ha preferito indire una sua autonoma manifestazione “istituzionale” per il prossimo 4 luglio sempre a Scanzano. Forse si poteva scegliere diversamente. Ieri sempre il nostro governatore in un articolo ha contestato il rapporto di Bankitalia sullo stato dell’economia. I contenuti della lettera aperta hanno scatenato la reazione dell’opposizione e di molti cittadini che hanno chiesto anche un nostro parere (ci scusiamo con i molti che sono intervenuti ma nell’edizione di oggi non possiamo ospitare tutti).
De Filippo, pur adottante alcune riflessioni giuste (come quella sul Pil) ha
messo in campo una polemica inutile che ferisce e indigna chi vive il problema dell’inoccupazione. In questo ambito qualcuno forse corre troppo già pregustando mobilitazioni greche e spagnole in una terra dove l’azione dal basso va costruita con molta pazienza. Bisogna stare alla talpa che scava descritta dal filosofo per poter cambiare lo stato delle cose presenti. Il quarantenne De Filippo però eviti l’anzianità del linguaggio politico. E rubando la chiusa di Gian Antonio Stella nel suo editoriale sul Corsera di ieri, al governatore lucano consigliamo di non ancorarsi al vecchio e gommoso slogan doroteo: “Molto è stato fatto, ma molto resta da fare”.

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