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Il prossimo 4 luglio il tribunale di Cosenza (Antonia Gallo presidente, Branda e Santese a latere) si chiuderà in camera di consiglio per emette la attesa sentenza sui presunti abusi sessuali commessi tra il febbraio e il giugno del 2005 all’interno dell’Oasi Francescana di Cosenza. Le date sono state comunicate ieri dallo stesso presidente al termine dell’istruttoria dibattimentale, nel corso della quale padre Fedele Bisceglia, imputato insieme al segretario dell’Oasi Antonio Gaudio, ha rilasciato una nuova dichiarazione spontanea, annunciando una conferenza stampa, che si svolgerà oggi pomeriggio in un hotel del centro cittadino. Le date, si diceva. Il prossimo 22 giugno si terrà la requisitoria dei pubblici ministeri Adriano Del Bene e Salvatore di Maio. Seguiranno, nella stessa giornata, le discussioni delle parti civili, compresa la presunta vittima, ossia suor T., originaria di Barcellona Pozzo di Gotto, difesa dagli avvocati Marina Pasqua e Amelia Ferrari. Il 27 e il 29 prenderanno la parola gli avvocati della difesa, ossia Eugenio Bisceglia e Franz Caruso per Padre Fedele e Roberto Loscerbo ed Elisa Sorrentino per Antonio Gaudio. Il 4 luglio le repliche dei pm e della difesa. Quindi la sentenza.
Ieri è stato il giorno della chiusura dell’istruttoria dibattimentale. E’ stato ascoltato il consulente che lo scorso 18 maggio era stato nominato dal tribunale e al quale era stato chiesto se esistono sostanze che agevolano la violenza sessuale. La suora, in relazione ad una delle cinque violenze denunciate, datata 4 aprile 2005, disse di essere stato costretta a prendere una pillola, che la rese passiva all’abuso. Affermativa la risposta dell’esperto in questione, il professore Gioacchino Calapai, dell’Università degli studi di Messina, che, come vi abbiamo anticipato nell’edizione di ieri, ha risposto che «il farmaco che più di altri si avvicina all’identikit della sostanza che potrebbe essere stata usata è lo Zolpidem». Nel corso del controesame l’avvocato Bisceglia ha chiesto all’esperto se esiste una forma farmaceutica di compressa orosolubile dello Zolpidem che si scioglie in bocca. Negativa la risposta di Calapai: «Nel 2005 (anno delle presunte violenze, ndr) non ne esistevano di questo tipo». La domanda dell’avvocato di padre Fedele non è stata casuale. La suora, infatti, in sede di denuncia disse di essere stata costretta a prendere una compressa che si sciolse subito in bocca. Lo stesso avvocato Bisceglia, mettendo in dubbio la reale somministrazione del farmaco, ha ricordato che lo Zolpidem, per come riferito dallo stesso Calapai, è solito causare problemi di memoria e motori: «Il racconto della suora – ha detto in aula l’avvocato – è stato invece dettagliato, senza alcun calo di memoria. E poi ha raccontato di essere salita da sola fino al quinto piano dopo aver subito la presunta violenza…». Quindi la dichiarazione spontanea di padre Fedele: «Esiste – ha ribadito – un complotto contro di me. Hanno cercato di colpirmi in tutti i modi ma in questo processo, però, non è emersa nessuna prova che dimostri le accuse. Lei – ha detto riferendosi alla suora – non dice la verità».

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