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Un «passaggio» della vita politica lucana che si annunciava quasi «naturale» – il rinnovo dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale, oggi, a Potenza – si è trasformato in una vicenda che lascerà il campo alla polemica sia nel centrosinistra, sia nel centrodestra, con dimissioni da entrambe le parti. Il «casus belli»: l’elezione dei due segretari dell’ufficio di presidenza, dopo che quella di Vincenzo Folino (Pd) alla presidenza e di Enrico Mazzeo (Idv) e Franco Mattia (Pdl) alla vicepresidenza era andata secondo tutte le previsioni. Segretari sono stati eletti Luigi Scaglione (Pu) con 13 voti, e Franco Mollica (Mpa) con otto: è rimasto «fuori» Mariano Pici (Pdl), che ha ottenuto solo sette voti, meno di quelli “previsti». Per la politica lucana, poco o addirittura per nulla abituata alle «sorprese», è stato un colpo. La prima reazione – fragorosa – è stata del capogruppo del Pd, Vincenzo Viti, che si è dimesso dall’incarico perchè non è riuscito a rimanere «indifferente di fronte alla patente caduta del patto di lealtà che dovrebbe regolare le relazioni fra i gruppi consiliari e fra i singoli consiglieri». Viti ha parlato chiaramente di «intese» raggiunte prima e «poi contraddette dal voto registrato in aula». Non basta: ha aggiunto di aver evidenziato «il deficit etico fra il voto che è stato convenuto nella coalizione e il voto successivamente espresso nel segreto dell’urna». Non è finita, perchè l’ultima «bordata» è proprio per il centrosinistra, che Viti ha invitato (ma ha scritto di «pretendere») a verificare «se esistano ancora le condizioni» per «corrispondere alla sua missione», dal momento che le sue «porte girevoli e la sua incerta perimetrazione» lasciano dubitare della sua “consistenza». Una reazione non meno rumorosa è venuta dal coordinamento regionale del Pdl, che ha «condannato le modalità con cui si è proceduto all’elezione dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale», avvenuta «senza tener conto della volontà della maggioranza dei consiglieri dell’opposizione». Il partito ha detto di condividere la volontà dei suoi consiglieri di «dimettersi da ogni carica all’interno del consiglio regionale». Infine, la richiesta al centrosinistra e al presidente del consiglio «di intraprendere ogni azione per ristabilire il corretto funzionamento della massima istituzione regionale, salvaguardando il rispetto reciproco tra maggioranza e opposizione».
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