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di Nichi Vendola
In questi ultimi due giorni non bisogna sprecare neppure un solo minuto
del nostro tempo, non possiamo permetterci di distrarci ma abbiamo un solo
compito, in queste ore, che è quello di informare i cittadini italiani che
siamo alla vigilia di un fatto importantissimo che ha a che vedere con le
vite di ognuno noi. Con i Referendum è in gioco una posta che riguarda
prima di ogni cosa – posso dirlo con certezza – i beni comuni. L’Italia
deve essere liberata. Liberata innanzitutto e ancora una volta da quel
brutto sogno rappresentato dalle centrali nucleari. Poi liberata da un
altro incubo che è rappresentato dalla privatizzazione dell’acqua. Quindi
liberare le reti degli acquedotti da una gestione dell’acqua con monopolio
privato e riconsegnarla al pubblico. Liberata, infine, da una idea della
giustizia privatizzata e costretta in vincoli da ben 36 leggi “ad
personam”.
È per questo non possiamo consentirci distrazioni, perché poi non potremo
più avere alibi. È in discussione, domenica prossima, il futuro del nostro
Paese. Il futuro di noi cittadini. Esercitando il nostro diritto al voto
abbiamo la possibilità di riaffermare il principio che la politica è
esercitare virtù civiche, stabilire una distinzione tra il sacro e profano:
il diritto alla vita, all’acqua, alla salute, al territorio. Sono diritti
che appartengono a quel repertorio di cose sacre che non possono essere né
mercificate né monetizzate né privatizzate.
Anche nella vostra terra, la Basilicata, che considero in parte anche mia
per tutte le battaglie che mi hanno visto coinvolto, da Scanzano a Melfi,
questi temi sono di straordinaria e evidentissima attualità. Abbiamo già
dovuto sconfiggere una visione di una Basilicata pattumiera delle scorie
nucleari. Ecco con questo Referendum abbiamo tutti la possibilità di
contribuire ad eliminare una cultura che prevede la depredazione del
territorio, il suo saccheggio e la sua neocolonizzazione. Soprattutto se
pensiamo a quella che è stata la storia del Mezzogiorno. A 22 anni dal
referendum che bocciò l’utilizzo dell’energia atomica, questo Governo ci ha
riproposto un pericoloso ritorno al passato. E il ritorno al nucleare non è
soltanto pericoloso ma anche antieconomico. In Basilicata come in Puglia si
può provare ad essere la terra delle energie rinnovabili, anche perché lo
stupro del territorio che si determinerebbe attraverso la sua
militarizzazione soltanto per consentire la realizzazione di una centrale
per me rappresenterebbe una scelta suicida. Investire invece in energie
pulite, piuttosto che continuare in un ottuso sfruttamento di ciò che può
comportare la distruzione e la devastazione dell’ambiente, come il petrolio
e il nucleare, può rappresentare il modo con cui ci riappropriamo di un
bene comune ormai desueto: il nostro futuro e quello delle nuove
generazioni.
E poi l’acqua. Un ritorno all’acqua come bene comune. Liberato dalla
“rilevanza economica” a cui vogliono ancora una volta costringerlo. Ma è
bene comune soprattutto difendere l’acqua come diritto alla vita. È bene
comune riconsegnare l’acqua alla vita di ognuno, al suo paesaggio al suo
territorio, come nei bacini della vostra meravigliosa terra.
È molto importante quindi andare a votare a tutti e quattro i referendum.
E andare a e mettere due sì per la vita, un sì contro ciò che rappresenta
l’ipoteca del nucleare e un sì per una giustizia che sia di tutti e non di
uno solo. Dobbiamo raggiungere il quorum e creare le condizioni per un
Paese diverso da quello che conosciamo. Dobbiamo svegliarci da questo
incubo.

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