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Quest’anno ogni italiano produrrà mediamente 23.500 euro di valore aggiunto, che, al lordo dell’inflazione, significa 570 euro in più rispetto al 2010.
La crescita, però, non sarà uniforme: Milano raggiungerà quota 35mila, aumentando la ricchezza prodotta dai cittadini di 1.360 euro mentre sul fronte opposto, Imperia, Grosseto e Pesaro Urbino non registreranno alcun aumento del valore aggiunto procapite. Alla fine del 2011, quindi, Milano si confermerà alla vetta della classifica nazionale. Fanalino di coda resterà invece Crotone.
Questa la fotografia delle province italiane presentata nell’ambito della 133.ma Assemblea dei presidenti delle Camere di commercio – Consiglio generale di Unioncamere, oggi a Roma. Al centro del dibattito e della riflessione, le diverse velocità delle province italiane dall’unificazione ad oggi.
«I dati di oggi segnalano che l’Italia sta ripartendo, anche se permangono notevoli divari territoriali», ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello (in foto): «Perchè il sistema Paese riprenda pienamente il suo percorso di crescita, è indispensabile facilitare la vita delle imprese. Con questa convinzione le Camere di commercio hanno investito nella semplificazione amministrativa. Ma c’è ancora molto da fare, a cominciare dal pieno decollo dello Sportello unico per le attività produttive. Allo stesso modo, bisogna confermare il principio dell’obbligatorietà della mediazione civile, sancito dalla recente riforma. Le imprese, però», ha aggiunto Dardanello, «crescono quando il territorio in cui operano si arricchisce di nuove infrastrutture, materiali e immateriali. Con un obiettivo: avvicinare gli operatori economici ai mercati. Nonostante un fisco che pesa il doppio sulle nostre aziende esportatrici, siamo il primo paese del Vecchio continente, dopo la Germania, per presenza sui mercati extra-europei; il primo, dopo la Cina, per quantità esportata nei paesi emergenti. Sono segnali chiari di un sistema fortemente competitivo. Tuttavia solo il 5% delle imprese che esportano lo fa in modo stabile. È prioritario ampliare questo universo».
Le diverse velocità delle province non riusciranno nemmeno quest’anno a modificare nella sostanza il forte divario che esiste tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Considerando pari a 100 il valore aggiunto per abitante previsto a livello nazionale per il 2011, il Nord-Ovest registrerà 120,2, il Nord-Est, 119, il Centro 111,7, il Mezzogiorno soltanto il 67,1.
L’Italia, insomma, resterà fortemente divisa in due, con tutte le province del Meridione (a cominciare da Chieti, 68esima) destinate ad occupare le posizioni finali della graduatoria per ricchezza prodotta dagli abitanti.
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