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Avrebbe promesso posti di lavoro in cambio del voto per le regionali. Le preferenze per Antonino Rappoccio sono arrivate a centinaia, ma di occupazione nemmeno l’ombra. La Procura di Reggio Calabria ha appena chiuso le indagini preliminari nei confronti del consigliere regionale del Pri a cui è contestata la corruzione elettorale. Una storia che, se trovasse riscontro con ulteriori fasi processuali la direbbe lunga su come è gestito il consenso elettorale a Reggio e Provincia.
Secondo l’inchiesta condotta dal Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal pm Stefano Musolino tutto si sarebbe consumato in vista delle regionali del 28 e 29 marzo scorsi. Elezioni che videro la vittoria del centrodestra e un’affermazione personale rilevante dello stesso Rappoccio, che incasso 3814 voti di preferenza da candidato del Partito Repubblicano nella lista “Insieme per la Calabria”, collegata al governatore Giuseppe Scopelliti. L’indagine è partita a suo tempo su denuncia del presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria Aurelio Chizzoniti, che nella stessa lista risulto essere il primo dei non eletti. Chizzoniti fin dall’autunno scorso presentò un articolato esposto querela (a più riprese, tra l’altro, integrato da copiose documentazioni) a sostegno della tesi dell’imbroglio. Tesi che, evidentemente, aveva un suo fondamento.
In buona sostanza, secondo quanto sostenuto dalla magistratura reggina, Rappoccio approfittando del bisogno di lavoro e della crisi occupazionale, prima della campagna elettorale del 2010 aveva iniziato a prospettare la possibilità di posti di lavoro attraverso tutta una serie di cooperative o società che avrebbero dovuto assumere personale per gestire i progetti più diversi e in numerosi settori. Secondo quanto emerso dall’indagine, avrebbe persino indotto 850 persone a partecipare ad un bando di selezione le cui prove scritte furono svolte alla fine del 2009, mentre quelle orali iniziarono a maggio del 2010 per essere poi sospese nel settembre successivo.
Naturalmente ogni dei partecipanti, o gran parte di essi, era pronto a ricambiare col sostegno elettorale proprio e di amici e parenti.
Una brutta gatta da pelare per il consigliere regionale Antonio Rappoccio che è attualmente anche segretario della V Commissione “Riforme e decentramento” di Palazzo campanella.
LA RISPOSTA DI RAPPOCCIO: “VERGOGNA”
Lo stesso Antonino Rappoccio ha diffuso una nota dopo aver appreso dalle pagine del nostro giornale, la vicenda che lo vede indagato per aver promesso lavoro in cambio di voti. «Apprendo dal Quotidiano della Calabria del 7/06/2011, l’articolo intitolato ‘Voti per assunzioni fantasma’ secondo cui risulterei indagato. – afferma il consigliere – Vergogna: per l’ennesima volta sono stato messo alla gogna mediatica da persona perbene perchè tale mi ritengo in ogni azione manifestata della mia vita. Vergogna: da parte di chi per motivi reconditi personali cerca di screditarmi affibbiandomi un giorno una cosa, un altro giorno un’altra. Ribadisco: non ho mai millantato nei confronti di chicchessia ma soprattutto nei confronti della povera gente, che ha creduto e crede nel mio operato, non approfittando della mia condizione perchè non rientra nel mio dna. Lo dimostrano le migliaia di attestazioni che ricevo da parte di quelle persone che mi esortano ad andare avanti, chiedendomi di dimenticare il bene fatto a coloro che oggi parlano addirittura di uno pseudo Memoriale costruito da chi delle sue vicissitudini non ha certo di che vantarsi. Sono a posto con la mia coscienza».
«Mi sono affidato – dice Rappoccio – ed ho chiesto al mio avv. Giacomo Iaria, di querelare e denunciare alla Magistratura gli organi di stampa che riportano notizie che prima di essere pubblicate devono essere vagliate e modulate con correttezza: piena fiducia alla Magistratura in quanto unico ed esclusivo organo preposto a chiarire tutte queste maldicenze scaturite da chi, per interessi meramente personali, spera di ottenere risultati non certo a tutela del cittadino». Secondo il Quotidiano, la Procura di Reggio Calabria «ha appena chiuso le indagini preliminari nei confronti del consigliere regionale del Pri a cui è contestata la corruzione elettorale». L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal pm Stefano Musolino, è partita a suo tempo su denuncia del presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella stessa lista di Rappoccio.
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