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E’ accusato di omicidio volontario pluriaggravato Danilo Restivo. Oggi la Procura della Repubblica di salerno ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo che attualmente è sotto processo in Inghilterra per l’uccisione della sarta Heather Barnett. Dopo avere ascoltato i testimoni, avere letto le perizie, 76 faldoni in tutto, dopo avere chiesto accertamenti su accertamenti, dopo le udienze fiume dell’incidente probatorio, anche di oltre 12 ore, i magistrati di Salerno hanno chiesto il rinvio a giudizio per Danilo Restivo che fino a ieri era l’unico indagato per l’omicidio di Elisa Claps e che oggi è l’unico imputato. L’accusa: omicidio volontario pluriaggravato compiuto, cioè, nell’atto di commettere violenza sessuale, per motivi abietti, con crudeltà. Decisive le perizie, quelle messe a punto da sette periti. Dai Ris di Parma e di Roma, innanzitutto, che hanno individuato la ‘prova reginà, la presenza di Dna di Restivo sulla maglia di Elisa: in un punto la sua saliva frammista al sangue della vittima, in un altro solo il suo sangue. Quello stesso Dna che non fu trovato nella prima perizia del medico legale Vincenzo Pascali e in seguito alla quale proprio la Procura di Salerno e i pm che seguono l’inchiesta, Luigi D’Alessio e Rosa Volpe, chiesero un incidente probatorio bis. Sangue, quello di Restivo, e soprattutto la ferita che lui, quel 12 settembre 1993, data della scomparsa dell’allora 16enne Elisa, disse di essersi procurato inciampando in una impalcatura di un cantiere delle scale mobili di Potenza, che oggi è stato al centro di ulteriori testimonianze. Quelle fornite, in videoconferenza da Potenza, nel corso del processo su un altro caso di omicidio, della sarta Haether Barnett, questa volta in Gran Bretagna, che vede Restivo imputato. Le analogie tra i due omicidi sono tante, troppe. Da qui ‘l’incontrò tra le due inchieste. Sono stati il medico di turno la domenica mattina del 13 settembre al pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Potenza, che curò la ferita di Restivo, ma anche l’ex ispettore di polizia, l’ex capo della sezione della polizia scientifica, a raccontare cosa successe nelle ore successive la scomparsa di Elisa. Restivo, alle ore 13.30 del giorno dopo la scomparsa della studentessa potentina, andò in ospedale per un taglio che aveva sulla mano: «una ferita – ha detto oggi il dottor Michele Albano ai giudici inglesi – che non sanguinava, procurata probabilmente da un oggetto tagliente, un coltello, una lamiera, come affermò Restivo, ma parliamo sempre di probabilità». Nel primissimo sopralluogo, in quel cantiere, svolto alle ore 19 del 13 settembre, non furono trovate tracce di sangue, nè lamiere: quello della scientifica fu fatto 23 giorni dopo. Furono scattate delle foto, ma senza flash «inutilizzabili e pertanto distrutte», ha raccontato oggi l’ex ispettore della polizia di Potenza, Donato Pace. I giudici inglesi gli hanno, dunque, chiesto perchè, vista l’ora, non fosse stato portato un flash, Pace ha risposto che «si trattava di un servizio urgente, improvvisato». Un racconto quello che Restivo fornì il giorno dopo la scomparsa, quando fu interrogato, conclude Pace, “inattendibile e incompatibile con la ferita riportata sulla mano». «L’ulteriore dimostrazione che Restivo ha sempre mentito», dice il legale dei Claps, Giuliana Scarpetta, che ha definito la richiesta di rinvio a giudizio «ovvia e giusta». È ora attesa l’udienza preliminare davanti al Gup. E poi, la conclusione del processo in Gran Bretagna e, a seconda degli esiti, in applicazione del mandato di arresto europeo emesso dalla Procura di Salerno a carico di Restivo nel maggio 2010, l’estradizione o comunque una consegna temporanea all’Italia. Soprattutto è attesa la verità, da ben 18 anni.
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