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Tracciato un primo traguardo nell’inchiesta sui presunti illeciti nella gestione della depurazione in Calabria. Ieri mattina, l’impianto accusatorio messo su dalla Procura di Catanzaro ha retto davanti al giudice Maria Rosaria di Girolamo che ha rinviato a giudizio – il processo inizierà davanti al tribunale collegiale il prossimo 10 ottobre – 23 imputati, accusati a vario titolo di associazione per delinquere, concussione, falsità ideologica, truffa e turbativa della libertà degli incanti. Tra questi, l’ex presidente della Regione Calabria, Giuseppe Chiaravalloti (in foto), l’ex subcommissario per l’emergenza ambientale in Calabria, Giovambattista Papello, e l’ex assessore all’Ambiente della Giunta regionale di centrodestra di Chiaravalloti, Domenico Basile.
Contestualmente il gup ha dichiarato il non luogo a procedere per 11 imputati tra funzionari della Regione e professionisti: per loro l’accusa ipotizzata era quella di abuso d’ufficio per un solo capo d’imputazione. Infine, una condanna e un’assoluzione, i provvedimenti emessi nell’ambito del rito abbreviato.
L’inchiesta, lo ricordiamo, è scaturita da controlli e ispezioni sul potenziamento di depuratori “fantasma” ai quali seguivano puntualmente svariati stati di avanzamento che avrebbero attestato l’esecuzione dei lavori. Nell’inchiesta “Poseidone” c’è tutto e di più di tutto: un presunto sistema di complicità capace di chiudere dentro un cerchio personaggi politici calabresi e nazionali, nelle condizioni di legare con un interminabile intreccio di affari. Era il 17 settembre del 2009 – l’indagine condotta dall’allora pubblico ministero Luigi De Magistris squarciò la politica calabrese il 16 maggio del 2005 – quando la Procura di Catanzaro chiuse le indagini su quei presunti illeciti nella gestione della depurazione in Calabria. Associazione a delinquere, concussione, falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale truffa, tentata turbata libertà degli incanti, abuso d’ufficio, i reati che, a vario titolo, vennero contestati agli imputati nel provvedimento che porta le firme del procuratore aggiunto della Repubblica Giuseppe Borrelli, e del sostituto Paolo Petrolo, eredi dell’inchiesta dal pm Salvatore Curcio che a sua volta l’aveva ereditata dall’ex pm titolare del fascicolo Luigi de Magistris.
L’inchiesta “Poseidone”, infatti venne avviata dall’ex pm di Catanzaro, attuale europarlamentare dell’Idv e sindaco di Napoli, al quale fu revocata dall’allora procuratore Mariano Lombardi dopo l’invio di una informazione di garanzia al senatore Giancarlo Pittelli. Lombardi motivò la sua decisione con il fatto di non essere stato informato preventivamente dell’informazione di garanzia. L’inchiesta fu poi affidata al sostituto procuratore Salvatore Curcio e successivamente al procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli ed al sostituto Paolo Petrolo. Nel corso delle indagini preliminari la Procura ha avanzato alcune richieste di archiviazione, tra cui quella per il senatore Pittelli, sulle quali è in attesa la decisione del giudice per le indagini preliminari
L’inchiesta svela un presunto meccanismo illecito che avrebbe consentito il controllo dei soldi pubblici destinati allo sviluppo della Calabria.
Fiumi di denaro destinati alla depurazione, che sarebbero fuoriusciti dalle casse degli enti e avrebbero preso il volo alla volta della Calabria, per poi scomparire. Soldi, tanti, arrivati in Calabria, in nome dell’urgenza utilizzata ad arte per eludere le procedure. L’accusa più grave, associazione a delinquere venne e viene tutt’oggi ipotizzata nei confronti di Giuseppe Chiaravalloti, Giovambattista Papello, Claudio Decembrini, e degli imprenditori Santo Lico (deceduto) e Vincenzo Restuccia. Secondo le accuse Chiaravalloti, insieme a Papello e Decembrini, nella qualità di responsabile unico del procedimento, avrebbero alterato la regolarità delle gare di appalti pubblici nel settore della depurazione delle acque per far sì che fossero aggiudicate a Lico e Restuccia.
I 23 IMPUTATI
Le persone rinviate a giudizio sono: Pietro Salvatore Abiuso, di 59 anni; Romano Agostino (72), Vincenzo Arcuri (60), Bruno Barbera (61), Domenico Antonio Basile (59), Antonio Caliò (76), Francesco Casamento (40), Giuseppe Chiaravalloti (77), Luigi Cimino (65), Claudio Decembrini (59), Antonio Esposito (57), Serafino Gallo (57), Gaetano Manganaro (60), Giuseppe Mazzitello (76), Demetrio Melissari (70),Luigi Cesare Maria Milillo (57), Francesco Nicolace (65), Giovambattista Papello (65), Luciano Pelle (61), Asnora Porcaro (54), Vincenzo Restuccia (60), Salvatore Russetti (50) e Salvatore Fidotti (41).
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