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POTENZA – Un ragazzo modello. Di più: quasi un chierichetto. Tanto che
teneva le chiavi della chiesa della Trinità. Della chiesa di San Michele. I
sacerdoti si fidavano di lui, e lasciavano che alla fine della messa fosse
lui a chiudere le porte dei loro tempi. E lui ne avrebbe approfittato per
esplorarne tutti gli anfratti, gli angoli bui e chissà forse anche i
sottotetti. Danilo ha sempre negato di essere salito dov’è stato ritrovato
il corpo di Elisa, ma le testimonianze ascoltate ieri mattina, in
videoconferenza da Potenza nel processo per l’omicidio di Heather Barnett,
accrescono il sospetto che questa sia soltanto l’ennesima bugia. È stata
Paola Santarsiere a raccontare quanto Restivo le avrebbe confidato.
Sollecitata dal rappresentante della pubblica accusa, la donna che ai quei
tempi era una ragazza ha raccontato di aver conosciuto Danilo nell’estate
del ‘93 e che a presentarglielo sarebbe stata Elisa Claps. Passeggiava per
lo struscio di via Pretoria con degli amici e avrebbe incontrato Elisa, che
stava con lui e glielo avrebbe presentato. In seguito lei e Restivo si
sarebbero incontrati alcune volte per conto loro. Lui mostrava un certo
interesse e glielo avrebbe manifestato, ma la scintilla non è mai scoccata.
Per cercare di farle una buona impressione lui le avrebbe detto di
frequentare la chiesa, anzi addirittura le chiese, di essere sempre
l’ultimo a uscire dopo la messa perchè dava una mano a chiudere tutto. Per
questo conosceva «i posti» e «i segreti delle chiese» di Potenza: San
Michele, la Santissima Trinità, ma anche la cattedrale di San Gerardo.
Dev’essere stato affascinato dalle ambientazioni sacrali, a maggior ragione
se nascoste agli occhi dei più, come qualcosa di cui godere in solitudine o
con pochi selezionati. Paola Santarsiere ha confermato un altro passaggio
importante delle dichiarazione che rese agli investigatori che si
occuparono del caso nei giorni successivi alla “scomparsa” di Elisa, ossia
che lui le avrebbe confidato di essere capace di «gesti brutali» dietro
quell’aria «da bonaccione» che lo contraddistingueva. Quindi Danilo avrebbe
avuto la disponibilità delle chiavi della chiesa della Trinità, sapeva dove
trovarle, potrebbe averne fatto delle copie e, se è davvero l’assassino di
Elisa, potrebbe averle usate per tornare sulla scena del delitto e
occultare il corpo nascondendo le tracce più evidenti dell’accaduto. Ieri
mattina sono stati sentiti dalla Corte inglese anche altri due testimoni
importanti: l’ex ragazzo della sorella di Restivo, Giovanni Motta, e la
migliore amica di Elisa, Angelica Abbruzzese. «Era molto agitato, sudato,
frettoloso e mi chiese di accompagnarlo in ospedale perchè si era procurato
questa ferita». Motta è stato il primo a vedere Restivo dopo il suo
incontro con Elisa e lo ha descritto così. «Gli chiesi come si era fatto
quel taglio e mi rispose che era andato nel cantiere delle scale mobili.
Gli chiesi perché e lui mi disse per curiositá. Aveva tutti i pantaloni
bagnati». Angeliza Abbruzzese ha ripercorso l’angoscia di quegli attimi
quando Elisa non si trovava. «Ho chiamato Danilo per chiedergli se l’avesse
vista e lui mi ha detto di averla incontrata per chiedergli come
comportarsi con una ragazza che gli piaceva, ma sarebbero stati insieme
poco tempo perché lei è andata via. Allora gli ho domandato com’era, se
Elisa gli era sembrata preoccupata e lui in un primo momento mi ha detto di
no, poi davanti alle mie insistenze mi disse che era nervosa perché c’era
una person che le stava a dando fastidio, una persona che aveva visto fuori
dalla chiesa. Non ha fatto molti commenti ma io sinceramente non gli ho
creduto».

Leo Amato

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