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La Guardia di Finanza di Locri ha posto sotto sequestro due società cooperative ed un consorzio di cooperative, realizzati, secondo l’accusa, al solo scopo di acquisire indebitamente contributi comunitari ed erogazioni di prestazioni economiche di previdenza agricola, quali indennità di disoccupazione, maternità, malattia.
L’attività investigativa si è svolta in collaborazione con il servizio ispettivo dell’Inps, che ha evidenziato la posizione irregolare di ben 95 falsi braccianti agricoli. Secondo quanto emerso, due persione, F. F. di Canolo (RC) e B. G. di Samo (RC), avevano costituito una serie di cooperative agricole, tutte di fatto inattive e sottoposte a sequestro dalla Guardia di Finanza su decreto emesso dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria.
Lo stesso GIP ha disposto nei confronti dei due indagati anche l’interdizione dall’esercizio di imprese o uffici direttivi di persone giuridiche per la durata di due mesi, ritenendo «concreto ed attuale» il rischio che i due inquisiti possano reiterare il sistema.
Nel mese di giugno dello scorso anno le Fiamme Gialle avevanoo notificato a F. F. la misura cautelare degli arresti domiciliari. L’indagato è risultato essere il presidente del consiglio di amministrazione di un consorzio di cooperative agricole con sede fittizia a Reggio Calabria. Il Consorzio, in realtà, secondo la Guardia di Finanza, era solo una «scatola vuota» che, avvalendosi dei piani di lavoro ideologicamente falsi e strumentali realizzati dall’agronomo B. G., si è rivelata una prodigiosa macchina per assunzioni fasulle in agricoltura. La società risultava gestire terreni a Cittanova, Ciminà, Brancaleone, Benestare e Cinquefrondi ma dal 2002 il Consorzio ha perso la disponibilità di quasi tutti terreni, pur incrementando le giornate agricole dichiarate all’Inps, che riuscivano a raggiungere la quota di quasi 20.000 giornate uomo dichiarate in un anno.
A fronte di questo esercito di lavoratori che avrebbe dovuto comportare un’imponente attività produttiva, il Consorzio ha posto in essere una modestissima lavorazione agricola. La società non disponeva neanche di un consulente tributario o del lavoro, indispensabile per la normale gestione di un’attività produttiva di tali dimensioni ed il tutto veniva gestito dal Presidente del Consorzio, il quale produceva anche le dichiarazioni fiscali dei braccianti agricoli, utili per l’ottenimento delle varie indennità previdenziali ed assistenziali, senza versare un solo centesimo di tasse, imposte o contributi previdenziali.
La gigantesca frode avrebbe consentito a decine di persone, fittiziamente assunte, di percepire prestazioni previdenziali per un valore complessivamente superiore al milione di euro. Le contestazioni previdenziali e le corrispondenti segnalazioni all’Autorità Giudiziaria sono state effettuate dall’Inps, le cui ispezioni hanno consentito di dare impulso all’attività investigativa e di operare in sinergia con la compagnia di Locri. Le indagini hanno rilevato la cointeressenza intercorrente tra il Consorzio ed altre due società cooperative agricole gestite dai due indagati che, a fronte della consueta quasi inesistente attività lavorativa, registravano centinaia di giornate agricole. Una società cooperativa con sede a Canolo, conterebbe ben 73 soci, dediti alla produzione di prodotti agricoli da confezionare ed alla forestazione. Le indagini hanno invece evidenziato, che la confezione di prodotti agricoli è talmente modesta da poter essere paragonata all’attività lavorativa di un solo nucleo familiare e l’attività di forestazione era finalizzata ad ottenere un contributo regionale di origine comunitaria per lo sviluppo rurale, senza impiantare una effettiva e reale base produttiva e lavorativa. L’intervento boschivo da realizzare doveva comportare il miglioramento agroforestale di una vasta area nella zona dello Zomaro su circa duecento ettari di terreno ubicati nella predetta zona aspro montana ma, di fatto, ha comportato solo il taglio, per di più non autorizzato, e per il quale pende un separato procedimento penale, di numerosi alberi di faggio. La cooperativa, inoltre, non ha comprato nessun macchinario necessario per l’esecuzione dei lavori ed ha giustificato l’esigenza del finanziamento solo con il costo della manodopera la quale, però, è risultata in buona parte fittiziamente assunta. La cooperativa aveva già ottenuto lo stanziamento di un contributo in conto capitale dalla Regione Calabria per l’importo di quasi 180.000 euro, ma non ha avuto la possibilità di acquisire il versamento, bloccato dalla Guardia di Finanza, che ha notificato alla Regione Calabria il provvedimento dell’autorità giudiziaria che ha disposto anche il sequestro del finanziamento.

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