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Settimana decisiva sulle indagini che la Procura di Cosenza ha aperto sul presunto scandalo esami all’Università della Calabria. In queste ore, infatti, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta, Antonio Bruno Tridico, dovrebbe iscrivere nel suo registro i nomi dei primi indagati, che graviterebbero nell’Area didattica, e in particolare negli uffici di segreteria. La principale ipotesi d’accusa resta quella di falso in concorso. Ma ad essa potrebbe ben presto aggiungersi quella di corruzione. Il sospetto di base, infatti, è che alcuni studenti abbiano pagato funzionari compiacenti per farsi registrare come superati alcuni esami, di fatto mai sostenuti. Il tutto è partito dalla denuncia di un docente, il professore Roberto Bondì, titolare della cattedra di “Storia del pensiero scientifico”, che ha disconosciuto la firma apposta su di uno statino relativo al superamento dell’esame, datato 18 luglio del 2007 e con la votazione di 27/30, di una studentessa prossima alla laurea. Da qui l’apertura di un’indagine, sollecitata dallo stesso rettore dell’Unical, Giovanni Latorre, che lo scorso marzo si era recato direttamente dal procuratore capo della Procura di Cosenza, Dario Granieri.
Tridico vuol far chiarezza sugli esami sostenuti dal 2007 al 2011 alla facoltà di Lettere. Circa 26mila gli esami al vaglio, quelli cioè registrati prima con lo statino e poi immessi nel sistema informatico. Di mezzo ci sono anche le lauree conseguite in questi ultimi cinque anni, ossia ventimila.
In questi giorni si svolgerà, a tal proposito, una riunione operativa in Procura per studiare le strategie da adottare e i controlli da effettuare negli uffici dell’Unical. La Procura, nel frattempo, ribadisce che in questa storia l’Università degli studi della Calabria, e i sui docenti, sono da considerarsi parte lesa. Per sapere da chi bisognerà attendere qualche giorno, o qualche ora.
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