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Con riferimento al risultato di Fli alle amministrative, il senatore Egidio Digilio (in foto), in una dichiarazione, ha affermato: «Forse perchè saremmo gli unici a poterci fregiare del titolo di ‘modello Basilicata’ ma rileggere sui giornali che la giunta regionale si serva dei ricercatori della London School per continuare a cavalcare la strategia del modello da imitare mi preoccupa perchè si rasenta non tanto l’autoreferenzialità, alla quale siamo abbondantemente preparati, quanto l’irresponsabilità».
«In verità non sappiamo – continua il senatore – se dover dare credito al presidente De Filippo che in dichiarazioni ufficiali mostra, in una delle rarissime occasioni, scarso entusiasmo sino a spingersi a dire che ‘è importante che gli studi diventino base di approfondimento e riflessione , per capire come fare meglio da parte di chi opera in questa regione’». Il parlamentare ha detto di «aspettarsi un sussulto di organizzazioni sociali, economiche, imprenditoriali, professionali perchè correggano il tiro da interpretazioni dell’attuale realtà produttiva, economica ed occupazionale che non solo non ammette ottimismi e propaganda ma nemmeno disattenzioni che potrebbero costarci ancora più chiaro.
Ma – ha continuato – una volta tanto voglio seguire il ragionamento di De Filippo sull’impegno straordinario richiesto al Governo per il Mezzogiorno e rilancio la mia idea di un Patto diretto con i Lucani su due-tre cose concrete che la Giunta, per sollecitare la più ampia partecipazione e dare prova di ‘esistenzà, può fare, concentrando ogni sforzo sul lavoro che non c’è (soprattutto per giovani laureati e donne), il soccorso alle famiglie in difficoltà finanziaria e a sostegno delle pmi di tutti i settori produttivi che rischiano di chiudere. Poi sempre insieme, facendo a meno di mandare a Berlusconi copia dello studio della London School che non leggerebbe mai, e quindi badando al sodo, facciamo – ha concluso Digilio – la battaglia contro le politiche antimeridionaliste di Tremonti-Bossi chiedendo a quelli del Pdl se non di ‘smarcarsi’ di farci sentire almeno la loro voce»
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