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di ENNIO STAMILE
Lo scorso mercoledì 18 maggio mi sono affrettato a rientrare a casa. Era molta la voglia di ascoltare in tv una persona di rara intelligenza quale è mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, che conosco molto bene non solo attraverso i suoi numerosi scritti, ma soprattutto per essere stato mio docente al Pontificio Istituto teologico Calabro “S. Pio X” di Catanzaro.
Nel viaggio verso casa erano tanti i dubbi che mi accompagnavano circa la repentina conversione del conduttore della trasmissione andata in onda su Rai 1 alle 21.15, Vittorio Sgarbi. Debbo riconoscere che tali dubbi non sono stati affatto fugati. Mentre mi accingo a scrivere queste note, apprendo che il programma è stato sospeso per aver raggiunto appena l’8,27% di share. Speriamo che questo dato almeno per Sgarbi rappresenti una seria occasione di riflessione e di conversione.
Sin dall’incipit della trasmissione con la plateale entrata in scena di unaquantomaispaesata capra, che si è trovata di colpo da un ovile ad uno studio televisivo, almeno dal punto di vista scenografico molto bello, il resto della lunga trasmissione è stato il solito cliché che il prof. Sgarbi da anni ormai ci ha abituati. Questa volta, però, lo stesso conduttore-protagonista unico della trasmissione, ha avuto la brillante idea di farci rivedere il meglio delle sue numerose liti con diversi personaggi della politica e dello spettacolo mandate in onda questi anni.
Ma non è finita qui. Credo proprio che il prof. Sgarbi abbia toccato il fondo soprattutto per non aver preso in considerazione alcuni aspetti. Primo fra tutti quello che la Rai è una tv pubblica, i contribuenti, tra i quali ci sono anch’io, non pagano il canone per dare la possibilità a Sgarbi di utilizzare quasi l’intero spazio di una trasmissione semplicemente per difendersi dalla varie accuse mosse da diversi giornali circa il suo operato di sindaco, per di più senza contraddittorio.
Men che meno lo pagano per poter ascoltare le sue elucubrazioni mentali e le confusioni circa il suo essere padre o semplicemente genitore. Confusioni ed aspetti caratteriali che sono stati trasmessi “geneticamente”, per sua stessa ammissione, anche al figlio Carlo presentato ieri in trasmissione assieme al padre novantenne. Non esiste differenza tra padre e genitore, anche se i signori Sgarbi all’unisono pensano il contrario.
Se mai tra chi ha la consapevolezza di esserlo e vuole esserlo – con tutte le responsabilità che la paternità comporta – e chi invece preferisce non assumersi per vari motivi tale responsabilità con la scusa di una non meglio identificata autonomia che non vedo come possa pretendersi da un bambino cha ha diritto ad avere entrambi i genitori.
Ma certo non è finita qui. Gli ospiti non possono essere strumentalizzati a proprio uso e consumo, vanno innanzitutto rispettati per quello che sono: ospiti di una trasmissione appunto. Persone che si sono rese disponibili gratuitamente per offrire agli ascoltatori la propria esperienza ed il proprio bagaglio culturale. Così a mons. Staglianò, che doveva essere uno dei protagonisti della serata, dopo averlo tenuto in piedi ed in silenzio per oltre 20 minuti, sono stati offerti appena cinque minuti a fine trasmissione per rispondere alla domanda circa l’aspetto materno della paternità di Dio. «È saltata la scaletta» era l’intercalare di Sgarbi «ma è il bello della diretta» continuava a ripetere quasi a voler far credere di non averne bisogno perché la “scaletta” in realtà era nella sua mente. Personalmente ho avuto netta la sensazione che nella mente di Sgarbi non c’è una “scaletta” se mai una “scala a chiocciola”. Ma udite udite, subito dopo lo show di Sgarbi a seguire Vespa con il suo Porta a Porta, per dibattere sul caso della povera Melania. Dopoquello di Sarah Scazzi, sul quale si stanno spegnendo i riflettori, un altro giallo per far sì che gli italiani si esercitino a fare il sempre affascinante redivivo Sherlock Holmes. Meno male che c’è Gianni Minoli i suoi programmi e le sue interviste. Meno male che la stessa sera di mercoledì 18 maggio sul Rai 3 ospite di Minoli era Ettore Bernabei. Con lui sì che c’era anche mamma Rai.
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