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di MATTEO COSENZA
Ci sono territori-laboratorio e ci sono zone franche, terre di nessuno. I primi sono quelli nei quali si sperimentano soluzioni politiche (accordi, alleanze, formule di governo) che poi fanno scuola a livelli più generali: la storia politica del nostro paese è ricca di esempi al riguardo. Le seconde sono quelle dove c’è licenza di tutto, anche dell’incoerenza. La Calabria fa di tutto per rientrare in questa seconda categoria come dimostra quello che è avvenuto a Crotone l’altro giorno. Non scandalizza, infatti, nessuno che l’Udc, all’opposizione del Governo Berlusconi, sia invece saldamente alleata con il Pdl alla Regione. In anni lontani il Psi era al governo con la Dc e si alleava nei comuni e nelle regioni rosse con il Pci. Un po’ fuori registro è risultata anche l’alleanza per l’elezione di sindaci dell’Udc grazie all’accordo con il Pdl (Occhiuto a Cosenza, Bianchi a Crotone), ma si sa che la politica è l’arte del possibile sebbene il termine arte negli ultimi tempi risulti blasfemo. Ma a Crotone si è andati davvero oltre il confine della più esasperata dialettica politica. Tecnicamente sul palco poteva stare anche Casini a sostenere insieme a Berlusconi la senatrice Dorina Bianchi, proveniente dal Pd e approdata pare provvisoriamente all’Udc. Sarebbe stato uno spettacolo memorabile ma non sarebbe risultato incongruo con la situazione che si stava rappresentando nel Palamilone, nonostante la clamorosa contraddizione con la collocazione dei due esponenti a livello nazionale. Il flair play avrebbe consigliato al Cavaliere di evitare riferimenti all’Udc e a Casini, diciamo, per ragioni di opportunità politica oltre che di eleganza, ma lui ha messo i piedi nel piatto e ha sferrato un attacco furibondo (repertorio in cui non ha rivali) contro Casini mentre invitava a votare la senatrice Bianchi dell’Udc, ripetiamo partito di Casini, come sindaco di Crotone. Gli esponenti dell’Udc calabrese, che sono saldamente alleati con il Pdl in Calabria, sperano in una rapida e provvidenziale archiviazione dell’incidente per non mettere in discussione alleanze così palesemente contrastanti con la linea nazionale del partito. Del resto hanno messo nell’angolo un loro amico di partito, Tripodi, che rivendicava la linea della coerenza tra centro e periferia. Sicuramente l’imbarazzo maggiore tocca i vertici nazionali dell’Udc, come si vede dall’immediata reazione del segretario nazionale Cesa di annullare gli appuntamenti elettorali a Crotone e dalla lapidaria affermazione di Casini sulla senatrice Bianchi («.abbiamo idee molto diverse su come si sta in un partito. Peraltro, è giusto che ognuno vada dove lo porta il cuore»), ma la loro impotenza è evidente visto che qui non li stanno neanche a sentire. Sarebbe curioso sapere da Dorina Bianchi esattamente con chi sta, perché questo potrebbe chiarire le cose in un senso o nell’altro, ma servirebbe a poco in questo momento. E’ un bel pasticcio, perfino gustoso visto che in pochi teatri potrebbero dare uno spettacolo con tanti cambi di scena. Ma non siamo a teatro ed è evidente che quanto è accaduto e sta accadendo pone un delicato problema politico che tocca gli uomini dell’Udc calabrese che dovrebbero scegliere se stare con il loro leader Casini o con il nemico di questi, Berlusconi. A meno che, da vecchi democristiani di lungo corso, non fidino nell’oblio che appiattisce le responsabilità e salva il potere.
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