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Eseguita l’autopsia, ancora non sono chiare le cause del decesso del piccolo Giacinto Francesco. In ogni caso, il pm Domenico Galletta ha iscritto dieci medici sul registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo. Si attendono gli esiti degli esami sui prelievi prima di stabilire cosa ha causato la morte del neonato la cui vita si è spenta 36 ore dopo la nascita. Il medico legale a cui il pm ha affidato l’incarico per l’autopsia, Massimiliano Cardamone, entro 60 giorni consegnerà una perizia medico legale in base alla quale poi il magistrato titolare dell’inchiesta formulerà le sue accuse.
All’autopsia hanno anche assistito i consulenti medici di parte della famiglia del bimbo, Barberio, e dei medici indagati, Ricci e Lio. Il pm infatti, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati sia i medici della villa Michelino che dell’ospedale. Tutti coloro i quali infatti hanno seguito il caso, prima e dopo il parto fino al trasferimento del neonato in ospedale. Un atto dovuto infatti a garanzia dei sanitari stessi così come è la prassi. Tutto questo dopo un parto sospetto avvenuto con il taglio cesareo alla clinica villa Michelino di Lamezia dove, la sera del 2 maggio scorso, la mamma del bimbo ha partorito dopo 13 ore di travaglio dovuto a un parto pilotato complicatosi al punto tale da far decidere i medici – su autorizzazione del marito della donna – a optare per il cesareo. Secondo la versione dei fatti fornita dal papà del neonato morto, l’operaio lametino Antonio Esposito, dopo la nascita del bimbo, una puericultrice della clinica gli avrebbe riferito che il bimbo fra 3 o 4 giorni si sarebbe ripreso, mentre invece un’ora dopo essere venuto alla luce è stato trasferito in terapia intensiva neonatale al Giovanni Paolo II dove, sempre al papà del piccolo Giacinto Francesco, un medico invece gli avrebbe riferito che il neonato, che pesava 3 chili e 700 grammi, sarebbe giunto all’ospedale già in gravi condizioni. Questo nella tarda serata del 2 maggio scorso, due ore dopo circa il parto cesareo. Mercoledì 4 maggio però, alle tre del pomeriggio per il piccolo non c’è stato più nulla da fare. Eppure durante la gravidanza della signora Maria Laura di 23 anni, tutto era andato bene fino al 20 aprile scorso quando arrivarono i primi dolori. La donna si ricoverò e, su consiglio del ginecologo di fiducia che l’aveva avuta in cura durante la gravidanza e che l’ha seguita fino al parto, due giorni dopo veniva dimessa. Fino al 2 maggio scorso quando il parto era ormai imminente. Dalle 9 però fino alle 22 il piccolo non è riuscito a venire alla luce. Poi il cesareo e 36 ore dopo il decesso del neonato.
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