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di EMILIA MANCO In merito alla realizzazione dell’ospedale unico del Lagonegrese, “ancora parole” secondo il capolista di “Per Lagonegro”. «Sono ben nove gli anni di attesa per la partenza dei lavori di costruzione dell’ospedale unico – dice Maria Di Lascio – la cui decisione politica risale al 2002. Tanti errori progettuali e procedurali che si sono susseguiti hanno determinato lo slittamento dell’avvio dei lavori di costruzione. L’ospedale lo realizza la Regione Basilicata dipartimento infrastrutture e il Comune di Lagonegro è competente solo per quanto riguarda la variante allo strumento urbanistico, approvata con delibera di consiglio comunale n. 48 del 24 dicembre 2010, la quale è stata revocata il 24 gennaio 2011 e poi riproposta a marzo approvata definitivamente il 20 aprile procrastinando ulteriormente i tempi e solo a causa della superficialità e della sciatteria amministrativa di chi ha voluto “forzare” e approvare in gran fretta pre-elettorale la delibera alla vigilia di Natale». La campagna elettorale inizia a riscaldarsi d’altronde sta per iniziare l’ultima settimana. La lista “Per Lagonegro” non sta certo a guardare e cerca di far emerge tutto ciò che non funziona o che funziona male. La lista del sindaco uscente è agguerrita, ha scomodato il Ghota politico della Basilicata con l’apertura della campagna elettorale presentandosi con il governatore della Lucania accompagnato da numerosi assessori regionali. «Quindi ai ritardi dell’Amministrazione regionale – prosegue la Di Lascio – si sono aggiunti quelli provocati dall’Amministrazione comunale. Rifondazione Comunista non ha votato l’unico atto di competenza dell’Amministrazione comunale (le sopracitate varianti urbanistiche) e oggi sta in lista con Mitidieri, dovrà ascoltare due assessori regionali ed un “assessore comunale – candidato” a parlare di Ospedale. Perché i rappresentanti regionali vengono solo in campagna elettorale a parlare di ospedale unico? Questa è la settima campagna elettorale 2004, 2005, 2006, 2008, 2009, 2010 che viene fatta sull’Ospedale: quante ce ne saranno ancora?»

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