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LA Basilicata dice no. «Non siamo in condizione di sopportare l’aumento di tassazione» che sarebbe determinato dall’applicazione della legge della cosiddetta “tassa sulle disgrazie” per far fronte ai danni provocati dal maltempo nel Metapontino. E’ questa la posizione espressa dal presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo (in foto), che ieri era in Commissione ambiente della Camera dei deputati, presieduta per l’occasione dal deputato lucano del Pd, Salvatore Margiotta. Perché quella che ha convertito il decreto Milleproroghe è tra le norme «più inique della storia d’Italia». «I cittadini e le aziende delle aree alluvionate – ha detto ancora il governatore lucano a Roma – hanno bisogno di interventi che la Regione da sola sta dando ma per i quali non bastano le sole forze della Regione». Un quadro chiaro e netto quello delineato dal presidente che ha offerto ai componenti della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati dove è stato ascoltato questa mattina in merito ai danni dell’alluvione in Basilicata e al blocco degli aiuti statali disposti da una norma del Milleproroghe in assenza di un aumento ai massimi livelli della tassazione ai lucani. Il presidente della Basilicata ha anche offerto alla Commissione tutti gli elementi di conoscenza su quanto accaduto a inizio marzo in Basilicata, dando forza alla risoluzione proposta dal parlamentare lucano Salvatore Margiotta per chiedere che venisse rivista la previsione del Milleproroghe. «Una prima ricognizione – ha spiegato De Filippo – ci ha portato a stimare circa 150 milioni di euro di danni verificabili e in attesa dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri, che avrebbe dovuto seguire la già avvenuta dichiarazione di stato di emergenza da parte del Governo, abbiamo avviato un’interlocuzione con il dipartimento nazionale di Protezione civile e col ministero dell’Economia per ottenere un’ordinanza che, come nel recente caso del Veneto, prevedesse norme e risorse adeguate in particolare per il rilancio dei sistemi produttivi. Con la protezione civile l’interlocuzione è stata molto positiva, grandi problemi, invece, ci sono stati col Ministero, per l’applicazione del Milleproroghe. Allo stesso dicastero abbiamo fornito elementi per mostrare i risultati che si avrebbero da questa prima sperimentazione della nuova norma. Abbiamo fatto rilevare che non c’erano gli elementi per l’applicazione della norma, a partire dalla ridotta capacità fiscale della nostra regione, dove portando tutte le aliquote al massimo, a fronte di difficoltà enormi per famiglie e imprese, avremmo ricavato non più di 40 milioni di euro. Abbiamo offerto invece la possibilità di attivare dal bilancio regionale risorse nostre e non a caso, pur in assenza dell’Ordinanza, gli unici soldi investiti nell’emergenza sono quelli della Regione Basilicata. Ad oggi, in totale, abbiamo messo in campo circa 5 milioni di euro, dei quali circa 2 milioni per primi provvedimenti in favore dell’agricoltura». «Questo stato dei fatti – ha aggiunto ancora De Filippo – ci ha convinto che mentre l’attività di interlocuzione resta attiva, era doveroso ricorrere alla Corte Costituzionale perché il dettato del decreto Milleproroghe venisse dichiarato invalido». La relazione del presidente lucano ha suscitato l’interesse dei partecipanti i lavori della Commissione. La deputata Chiara Braga ha parlato di una realtà a fronte della quale «quello che stride è la disparità di trattamento con alcuni pur recenti episodi in altre aree del Paese» bollando come «inopportuna» la scelta contenuta nel decreto Milleproroghe. Il parlamentare Sergio Piffari ha ricordato come l’area colpita dall’alluvione fosse stata individuata nel 2003 «come tra le più sicure d’Italia da un altro governo Berlusconi per i progetti del deposito di scorie nucleari». L’ onorevole Elisabetta Zamparutti ha sottolineato l’inadeguatezza della norma del Milleproroghe «applicando la quale non solo si aumenterebbe la pressione fiscale senza risolvere il problema, ma si esaurirebbero anche le possibilità di far fronte ad altre necessità».
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