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Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso ha tenuto ieri un’assemblea con tutte le autorità e gli alunni delle scuole, nel salone della caserma degli allievi della polizia di stato di Vibo Valentia, dove ha anche ricevuto la «gerbera Gialla».
«Questo ambito premio, il quinto, offerto dagli alunni del liceo classico «Michele Morelli» e altri cinque istitituti – ha detto Grasso – è una partenza e non un arrivo. Riceverlo dai giovani, poi, è motivo di orgoglio. Perchè la sconfitta della mafia passa da loro. Anche io – ha proseguito – quando avevo la vostra età, assistendo a episodi disgustosi, mi sono messo in testa di fare questo lavoro convinto di poter un combattere questi tristi fenomeni che gettano ombre oscure su regioni, come la Calabria che a volte non le meritano».
I riconoscimenti sono stati attribuiti al prefetto Paola Basilone, vice capo della Polizia di Stato; al prefetto di Vibo Valentia, Luisa Latella; al magistrato Pierpaolo Bruni; al testimone di giustizia Gaetano Saffioti ed al giornalista Arcangelo Badolati. Ai comandanti provinciali di Reggio Calabria dei carabinieri e della Guardia di finanza, colonnelli Pasquale Angelosanto e a Alberto Reda, è stato assegnato il premio territoriale Calabria «per l’impegno profuso nella lotta alla ‘ndrangheta in provincia di Reggio».
Il procuratore Grasso prima della consegna dei premi è anche intervenuto al corteo contro la ‘ndrangheta organizzato a Limbadi dal coordinamento antimafia Riferimenti in occasione della giornata inaugurale delle manifestazioni della Gerbera gialla: «Occorre andare avanti e fare un ulteriore passo avanti nell’aggressione ai patrimoni mafiosi, una strategia che ha dato e continua a dare ottimi risultati». A Limbadi sarà istituito, sempre su iniziativa di Riferimenti, un centro per lo studio della ‘ndrangheta e della criminalità organizzata la cui sede è stata realizzata in un bene confiscato alla cosca Mancuso. Grasso ha aggiunto che bisogna proseguire col sequestro dei beni superando le difficoltà che derivano dal fatto che «è sempre più problematico individuare i prestanomi perchè nessun mafioso s’intesta più i beni o le aziende. Sottrarre i beni ai mafiosi è di estrema importanza per fare capire ai giovani quanto sia necessario e significativo l’utilizzo sociale dei patrimoni illeciti sequestrati. Limbadi, così come l’intera Calabria, rappresenta, in questo senso, un luogo simbolo per la lotta alla ‘ndrangheta».
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