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Operazione della polizia questa mattina nel reggino per l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 40 presunti affiliati alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica. Le ordinanze di custodia cautelare sono state emesse a carico dei vertici e dei sodali della cosca e l’accusa che, a vario titolo, viene formulata è di associazione a delinquere di tipo mafioso. Tra gli arrestati nel corso dell’operazione antimafia disposta dalla Dda di Reggio Calabria anche il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica e tre assessori dello stesso comune. Rocco Femia (nel riquadro), eletto in una lista civica, e gli altri tre componenti dell’Amministrazione comunale sono indagati per associazione mafiosa.
Secondo le indagini, in occasione delle elezioni comunali che si sono svolte nell’aprile del 2009, la cosca Mazzaferro avrebbe sostenuto la candidatura di Femia che poi è stato eletto. Successivamente alla sua elezione, l’Amministrazione avrebbe fatto in modo di affidare una serie di appalti pubblici a soggetti riconducibili alla cosca. Rocco Femia guida una amministrazione espressione di una lista civica riconducibile al centrodestra. Nel 2009, uno stabilimento balneare di proprietà del cognato di Femia fu dato alle fiamme.
Uno dei tre assessori arrestato stamani invece, è candidato al Consiglio provinciale di Reggio Calabria. Si tratta di Rocco Agostino, assessore comunale alle politiche sociali, che è candidato nella lista «Raffa presidente» a sostegno del candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia Giuseppe Raffa, attuale sindaco di Reggio Calabria. Gli altri due assessori di Marina di Gioiosa Ionica arrestati sono Francesco Marrapodi, che ha la delega ai Lavori pubblici ed urbanistica, e Vincenzo Ieraci, che ha la delega all’ambiente.
Secondo le indagini, la cosca era anche riuscita ad infiltrarsi, attraverso imprese riconducibili a boss ed affiliati, nei lavori di ammodernamento della statale 106. Grazie ad una serie di subappalti, la cosca era riuscita ad ottenere sia lavori che fornitura di materiali.

TRA GLI ARRESTATI, ANCHE UN POLIZIOTTO
C’è anche un poliziotto che presta servizio nel Commissariato di Siderno tra le persone arrestate stamani dalla polizia. E’ l’agente, Franco Avenoso, in servizio nella centrale operativa del Commissariato, ed è sposato con la cugina di uno degli arrestati. Per lui l’accusa è di rivelazione di notizie coperte da segreto investigativo. Secondo l’accusa avrebbe informato i componenti la cosca Mazzaferro sulle indagini condotte nei loro riguardi.

QUELL’ABBRACCIO CON IL BOSS ROCCO MAZZAFERRO
Appresa la notizia di essere diventato sindaco è andato di corsa a casa del boss Rocco Mazzaferro per abbracciarlo, commosso. Il boss durante l’abbraccio con Rocco Femia, sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, rispose: «Abbiamo vinto, è finita». E’ uno dei particolari emersi dall’inchiesta coordinata dalla Dda, che ha portato stamani all’arresto di 40 persone, che è stato riferito dal procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone: «Tutto ciò – ha detto Pignatone – è stato ricostruito nei vari passaggi dalle indagini della polizia: dalla formazione delle liste, ai ‘tradimenti’ di gruppi di famiglie passate da un carro all’altro, allo spoglio elettorale seguito passo dopo passo dai Mazzaferro, fino all’esultanza per la vittoria. Poi, la corsa del sindaco Femia a casa di Rocco Mazzaferro, per ringraziarlo in lacrime per l’appoggio fornito».
«Ma già dalla stessa notte – ha aggiunto Pignatone – iniziano le reazioni dei perdenti: viene incendiata l’auto del cognato di Rocco Femia, episodio che non viene denunciato. Ma non è tutto, perchè già nell’assegnazione delle deleghe assessorili cominciano le polemiche: feroci discussioni su chi deve buttare il cemento, il catrame, sulla scelta delle imprese, persino sulla collocazione delle panchine sul lungomare. Mafia, politica, mafia, si incontrano e discutono su come evitare le crisi al Comune, una situazione di grave tensione nel cui quadro è possibile porre l’attentato poste in essere da Luca Mazzaferro contro uno degli Aquino, che sfugge miracolosamente alla morte, tanto da far esclamare il pregiudicato Pino Coluccio ‘dobbiamo rispettarci veramente o ammazzarci tutti tra di noi?’».

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