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La procura di Roma ha chiesto il loro rinvio a giudizio e l’accusa è di concorso in abuso d’ufficio. Secondo la procura infatti, De Magistris e Genchi, avrebbero acquisito, nell’ambito dell’inchiesta denominata ‘Why not’, i tabulati telefonici di alcuni parlamentari senza avere richiesto prima l’autorizzazione alle Camere di appartenenza.
Ma il consulente informatico Gioacchino Genchi e l’eurodeputato dell’Idv, Luigi De Magistris, si sono ritrovati nella stessa aula di tribunale, ribadendo la propria estraneità ai fatti contestati e hanno reso una serie di dichiarazioni spontanee rese davanti al gup Barbara Callari.
A prendere per primo la parola è stato l’ex pm di Catanzaro che, confermando quanto detto mesi fa al procuratore aggiunto Alberto Caperna, ha preso le distanze da Genchi dicendo di aver avuto in lui la massima fiducia, di avergli affidato un lavoro tecnicamente importante e complesso che un professionista come lui avrebbe potuto affrontare e di non sapere per quale motivo e con quale metodologia l’allora suo consulente individuò quelle utenze riconducibili a parlamentari, molte delle quali, peraltro, non avevano nulla a che vedere con l’indagine ‘Why not’.
Dal canto suo, Genchi ha spiegato di non aver violato la legge, svolgendo gli accertamenti secondo determinati e precisi input datigli dall’ex pm e senza sapere che quelle utenze individuate portassero direttamente ad alcuni esponenti politici. Alla fine del suo intervento, Genchi ha invitato De Magistris, che era seduto a poca distanza, a rettificare il senso delle sue dichiarazioni, guadagnandosi un richiamo da parte del giudice.
In udienza hanno poi preso la parola gli avvocati di parte civile, tra cui quelli di Clemente Mastella, Romano Prodi e Francesco Rutelli. Non si è invece costituito il presidente della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu, già ministro dell’Interno, che nell’ambito di indagini difensive condotte dai legali di Genchi, ha pure fatto mettere a verbale che non sono riconducibili alla sua persona e alla sua attività politica le utenze telefoniche che, secondo una informativa dei carabinieri consegnata a suo tempo alla procura di Roma, sarebbero state acquisite e trattate in modo illecito.
La prossima udienza è fissata al primo giugno quando, conclusi gli interventi delle difese degli imputati, il giudice potrebbe decidere sulla richiesta di processo sollecitata dal pm Roberto Felici.
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