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La Chiesa di Santa Maria delle Grazie gremita in occasione dell’Affruntata, che la comunità del Vibonese ha vissuto con la sana voglia di riappropriarsi delle sue tradizioni. Ogni ingranaggio dell’evento che rievoca la resurrezione del Cristo si è svolto ed è stato creato alla perfezione. Tutto secondo il programma, ed è così che doveva andare. Un evento religioso ben organizzato, iniziato la mattina presto, mentre in paese arrivano anche le forze dell’ordine. Una presenza discreta, la loro, ma obbligata dopo la decisione del prefetto Luisa Latella. Non saranno però i militari a portare le statue come avvenuto l’anno passato, ma il personale dell’Arma, della Polizia, Finanza e Forestale, osserverà tutte le fasi precedenti e successive lo svolgimento del rito.
Già alle 10 la piazza principale del borgo inizia via via a riempirsi di folla. Molti anche i bambini mano nella mano o in braccio ai genitori. La cerimonia si snoda con il primo passaggio della statua di San Giovanni portata a mano dai ragazzi della locale squadra di calcio. Dopo la raffigurazione dei rito e una breve processione per le vie del paese, si arriva nella chiesa di Santa Maria delle Grazie.
Don Franco Fragalà ha regalato ai fedeli un’omelia serena, sottolineando la necessità di non affidarsi alle cose materiali: «Il vero obiettivo dell’uomo – ha detto – non è quello di vincere alla lotteria ma formare la fraternità e tramandare il messaggio di Cristo. E questo può avvenire se si è uniti. Ciò rappresenta la sfida da affrontare e vincere. Ma la comunità di Sant’Onofrio ha dimostrato proprio coesione ed unità».
Tra le centinaia di persone che domenica hanno assistito alla sacra rappresentazione dell’Affruntata non sono mancati esponenti del mondo delle istituzioni e della politica calabresi. Tra questi Salvatore Magarò, presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta, presente insieme al suo vice Bruno Censore e al consigliere regionale Alfonso Dattolo. Magarò si è detto «felice di prendere parte a una manifestazione religiosa dall’enorme valore simbolico, religioso, civico e popolare. Le polemiche – ha aggiunto – oggi sono state stroncate dalla presenza di un popolo di fedeli che si muove, e intende sempre più farlo nel prossimo futuro, dentro i confini della legalità e della democrazia. Perché è chiaro a tutti che le mafie sono portatrici di disgregazione e sottosviluppo. Secondo alcuni autorevoli osservatori, in Calabria la ‘ndrangheta sarebbe ormai un potere criminale, economico e politico che non accetta di essere messo in discussione. Ebbene, a questa organizzazione le forze dell’ordine e la magistratura stanno assestando colpi straordinari. La mafia insomma si può sconfiggere».
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