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FERRANDINA – Vengono scaricati come bestie, senza alcuna sensibilità, con in tasca solo un permesso di soggiorno temporaneo e addosso gli abiti malconci con cui sono arrivati in Italia a bordo di un barcone. Non c’è distinzione tra profughi, ovvero richiedenti asilo politico in fuga dall’oppressione dei loro Paesi, e clandestini, cioè gente che lascia la propria Nazione in cerca di fortuna. Così, dopo averli ammassati nel campo di Massafra (Ta), li hanno lasciati liberi di circolare; peccato che viaggino senza soldi, quindi senza poter acquistare il biglietto. Il treno per loro, si trasforma presto in una trappola, che li sputa via alla prima occasione e ad ogni ora del giorno e della notte, senza verificare che alla fermata ci sia una minima possibilità di accoglienza e ristoro. Accade da circa dieci giorni alla stazione ferroviaria di Ferrandina, dove con frequenza di 4-5 al giorno vengono puntualmente scaricati dai treni giovani tra i 20 e i 40 anni, spesso di nazionalità afgana, ma anche tunisini. Sono senza “titolo di viaggio” e non possono proseguire. A cacciarli sono i controllori delle Ferrovie dello Stato, ma secondo la testimonianza di qualcuno di loro che si avventura in un italiano comprensibile, anche gli agenti della Polfer. Per la maggior parte viaggiano sull’Intercity Taranto-Roma, cercando fortuna nella Capitale, o più spesso uno snodo per altre destinazioni del centro Europa. Ma il loro peregrinare si ferma in una stazione ferroviaria tenuta in vita dai giovani del bar “Bascalo”, che in più di un’occasione hanno aiutato questi ragazzi a riprendere il loro viaggio della speranza. Il problema si ripropone, però, la sera, quando il bar chiude, ma gli “scarichi” vanno avanti. «E’ accaduto la notte scorsa – spiega Giovanni Aliuzzi del Bascalo – quando un 21enne afgano, che ha perso in un agguato i genitori e il fratello, è stato abbandonato nella stazione di Ferrandina, senza remore. Lo abbiamo trovato alla riapertura, affamato e semiassiderato, con addosso una maglietta a maniche corte. Si era rifugiato per dormire in un angolo della stazione. Noi lo abbiamo rifocillato e rivestito con abiti che avevamo messo da parte per la parrocchia; poi una signora gli ha regalato 10 euro. Poi lo abbiamo fatto risalire sull’Intercity delle 8.45 per Roma, ma abbiamo dovuto constatare con enorme dispiacere che dallo stesso treno scendeva un altro giovane tunisino, cacciato perché non aveva il biglietto». E’ una vera e subdola emergenza, quella che si sta vivendo allo scalo di Ferrandina, lontano da ogni centro abitato e oggettivamente inadeguato a far fronte a questi arrivi. Senza trascurare il pericolo reale, che qualcuno di questi disperati si avventuri, anche di notte, sulla vicina superstrada Basentana, con conseguenze prevedibili. «Siamo, purtroppo, abituati a queste situazioni – racconta ancora Aliuzzi – ma ultimamente la frequenza degli arrivi è cresciuta. Spesso sono disperati, che compiono azioni disperate, come l’egiziano che l’anno scorso ci ha rotto una vetrina perché aveva fame. Questa situazione non può essere tollerabile, a noi dispiace per queste persone abbandonate al loro destino; tanto più perché alla stazione di Ferrandina non c’è neppure un presidio di Polizia. Qualcuno deve fare qualcosa, anche perché molti di loro viaggiano senza una precisa meta, sono letteralmente in cerca di fortuna e molto giovani». Una situazione intollerabile per un Paese che si definisce tra i più civili del mondo. Allora, ci chiediamo, perché questi giovani vengono abbandonati a Manduria senza alcuna garanzia sul loro destino? Come può il controllore di un treno abbandonare di notte un ragazzo di 21 anni in una stazione che sa essere disabilitata? Se è vero, come ha raccontato il profugo tunisino al gestore del Bascalo, che è stato allontanato dal treno da personale della Polfer, chi ha autorizzato gli agenti a tenere questo comportamento? Domande per ora senza risposta, ma così non si può continuare.
Antonio Corrado
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