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IL DNA di Danilo Restivo, sulla maglietta bianca della vittima. I capelli e i vestiti tagliati, le mani ferite di una salma mummificata. Le tegole, i sassi, perfino le foglie hanno raccontato qualcosa. Ci è voluto un anno, ma oggi si può dire che gli ultimi istanti della vita di Elisa Claps sono stati letti e rivelati a chi l’amava, a chi la conosceva, a chi indaga su chi l’ha uccisa. E, finalmente, oggi al Tribunale di Salerno, si terrà la prima delle 4 udienze dell’incidente probatorio, avviato il 14 aprile 2010, sul caso della ragazza ritrovata dopo 17 anni nel sottotetto della chiesa della SS. Trinità di Potenza. Davanti al gip Attilio Franco Orio, sono attesi nelle prime tre sedute, i 7 periti che hanno ricevuto l’incarico di analizzare migliaia di reperti rinvenuti sul luogo del delitto. Oggi, alle 9, toccherà ad Alessandro Travaglini e a Eva Sacchi. Il 20 sono attesi Cristina Cattaneo e Giorgio Portera; il 26 Vincenzo Pascali, il tenente colonnello del Ris di Parma Giampietro Lago e il maggiore del Ris di Roma Andrea Berti. Ci si avvicina, così, alla fine delle indagini preliminari: una lunga fase, in cui i colpi di scena non sono certo mancati. Innanzitutto il Dna di Danilo Restivo: la vera svolta, nelle indagini sul caso Claps, è arrivata soltanto pochi giorni fa. Con la rivelazione che il profilo genetico di una macchia ematica sulla maglietta di Elisa, analizzata dal Ris di Parma e di Roma, è compatibile con quello del potentino già agli arresti in Inghilterra per l’omicidio di Heather Barnett. Il sangue di Elisa e la saliva di Danilo Restivo sono «frammisti» sull’indumento. La perizia – richiesta in un secondo incidente probatorio aperto ad ottobre – ha smentito quella di Vincenzo Pascali, medico legale della Cattolica di Milano. Ritenuto un luminare della materia, è l’unico ad aver ricevuto una netta bocciatura dalla Procura, che gli contestò l’incompletezza del lavoro. I capelli di Elisa sono stati tagliati: Cristina Cattaneo, nella perizia depositata a Salerno a gennaio, ha rivelato che almeno 8 ciocche dei capelli di Elisa furono tagliate, probabilmente con una forbice. L’analisi delle mani della vittima ha poi dimostrato che la vittima provò a difendersi dal suo assassino, afferrando l’arma e rimanendone ferita. Gli abiti Di Elisa, e il bottone rosso «cardinalizio»: Eva Sacchi ha dimostrato che l’assassino, dopo aver ucciso, si è accanito sulla vittima, tagliando anche gli abiti che aveva addosso. Reggiseno, slip, top, maglia, e pantaloni. Avrebbe usato una forbice di medie dimensioni e una lama monotagliente. Non solo. Secondo il perito, il bottone rosso ritrovato dall’anatomopatologo nei pressi del cadavere non è compatibile con l’abito talare di Don Mimì Sabia, il parroco storico della chiesa morto nel 2008; i bottoni di quella tonaca sono stati però sostituiti; e quello ritrovato, «rosso ponso», potrebbe appartenere a un abito cardinalizio. Parlano le foglie: Alessandro Travaglini, che aveva analizzato 12 reperti vegetali, ha rivelato che le foglie rinvenute sul posto hanno età diverse. Quel sottotetto dunque non è rimasto chiuso e abbandonato per 17 anni. E se un giorno l’assassino di Elisa dovesse essere finalmente condannato, il caso Claps non sarebbe comunque ancora finito. Perchè il vero mistero, sull’omicidio di Potenza, va ben oltre il nome di chi l’ha uccisa. E molti altri – assicura l’accusa, che si è rivolta al Papa per fare chiarezza su cosa sia accaduto davvero nella chiesa della Potenza bene – saranno chiamati a pagarne.

Rosanna Pugliese

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