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Le tredici persone indagate nell’ambito dell’operazione denominata “Orchi” inizieranno ad essere ascoltati da oggi, e compariranno davanti al gip Lucia Angela Marletta, del Tribunale di Cosenza. I tredici, ora reclusi in regime di isolamento nelle carceri di Cosenza, Paola, Vibo e Castrovillari, sono accusati di aver abusato sessualmente (dal 2003 al dicembre scorso) di un disabile mentale, un cosentino che ha ora 26 anni, il quale avrebbe lui stesso denunciato le violenze ai carabinieri.
«Una vicenda squallida» ha commentato subito dopo l’operazione il comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, il colonnello Francesco Ferace. Antonio, infatti, sarebbe stato fatto oggetto di numerose attenzioni sessuali. Il gip nella sua ordinanza ha scritto di rapporti di natura orale, anale e sadomaso. In alcuni casi le violenze si sarebbero consumate in gruppo, con uno degli indagati che avrebbe scattato delle foto durante i rapporti estorti al giovane. Antonio avrebbe subito abusi dappertutto, in mezzo alla strada, su materassi luridi, all’interno di casolari abbandonati, negli appartamenti di alcuni indagati, all’interno di una palestra scolastica e finanche in un chiosco per le fototessere. Antonio sarebbe stato pure legato a un albero e frustato da uno degli indagati, che nel frattempo si era abbassato, eccitato, i pantaloni. Sarebbe accaduto alla periferia di San Fili, in provincia di Cosenza. «Hanno approfittato delle mie debolezze», ha detto il giovane ai carabinieri.
All’inizio, per tenerlo buono, i tredici gli davano anche qualche euro. Poi avrebbero continuato a pretendere di fare sesso, senza più nulla in cambio. In alcuni casi, anzi, Antonio sarebbe stato anche costretto a dare a loro dei soldi, a comprargli delle mutande o il cellulare. In altri sarebbe stato minacciato.

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